BATTERE LA JUVE, IMPARARE DALLA JUVE
L'unica cosa che mi ha colpito, in un'atmosfera che giudico troppo soft per una vigilia di Fiorentina-Juventus a Firenze (in questo senso ed in attesa della prova del tifo questa sera, gli sforzi per rianimare una città sfibrata da due anni di piattezza assoluta mi sono sembrati piuttosto vani), è stata la risposta di Delio Rossi alla considerazione del collega Tenerani. Il tecnico, chiamato a dire la sua sulle persistenti proteste juventine riguardo ai presunti torti arbitrali subiti, ha sostenuto che queste sarebbero questioni di cui dovrebbe occuparsi la società. Immediatamente ridestatomi dal torpore che avvolge ormai ogni rara conferenza stampa viola ho ritenuto di dover approfondire il concetto, chiedendo a Rossi se, a suo parere, la società ha effettivamente fatto del proprio meglio per preparare nel modo adeguato questa sfida. La risposta dell’allenatore è stata piuttosto contorta, forse nel tentativo di evitare di entrare nel vivo della questione, ed in ogni caso non ho capito niente su ciò che realmente poteva pensare in merito. Orfano del’opinione di Rossi, comunque non fondamentale ai fini di ciò che scriverò, esprimo di seguito la mia, che è la seguente. Trovo che la Juventus stia facendo tutto il possibile per cercare di giocarsi fino in fondo le proprie carte per vincere lo scudetto, trovo che Andrea Agnelli abbia toccato, ormai da molti mesi, le corde giuste per ricompattare una tifoseria spaesata dal dopo calciopoli, dalla B, dall’addio dell’amato Moggi e da tre anni di sconfitte. Trovo che, oggettivamente più debole del Milan, faccia bene la società, da Marotta in giù, a chiedere attenzioni per la propria squadra, trovo che facciano bene a fare del continuo vittimismo per cercare di far dimenticare la clamorosa svista sul gol di Muntari a San Siro, trovo insomma che la Juventus faccia bene a mettere in campo tutta la forza che ha, sportiva, politica, mediatica perché, purtroppo, e sottolineo purtroppo, i campionati non si vincono solo con i moduli, più o meno fantasiosi, ricamati sulle lavagnette o con iniziative bellissime e lodevoli come il cartellino viola (che applaudo). E dico questo con sommo dispiacere, perché sarebbe stupendo se tutto fosse diverso, se il calcio fosse davvero un giuoco in cui tutto viene deciso dal giudizio del campo (ovviamente l’errore dell’arbitro, con un clima meno torbido, sarebbe accettato) e invece il calcio è ben altra cosa, è un business in cui tutto serve per arrivare all’obiettivo e, in questo, almeno in questa stagione, molto meglio la Juventus della Fiorentina. C’è poi il capitolo Antonio Conte. Premetto che l'allenatore della Juventus è il personaggio che considero meno simpatico del panorama calcistico italiano (che non spicca per simpatia) e trovo geniale l'idea dei tifosi viola di presentarsi allo stadio col parrucchino, un modo per distrarre Conte, un modo, quindi, per aiutare la propria squadra a vincere la partita (mi vergognerei invece per lui se qualcuno esibisse il travestimento in zona riservata alla stampa o presunta tale) ma, al tempo stesso, trovo la scelta di Agnelli e Marotta di affidargli la panchina perfetta. Conte incarna la juventinità, ha ridato un'identità ad una tifoseria disorientata e, soprattutto, nello spogliatoio ha insegnato a tutti cosa significhi indossare una maglia che lui ha onorato. Adesso qualche cialtrone mi darà del gobbo ma quel che intendo io è esattamente l'opposto, ovvero prendere esempio per dare anche a Firenze un'identità precisa alla Fiorentina, che ne valorizzi la fiorentinità. Uomini viola, dalla testa ai piedi, che sappiano cosa significa indossare una maglia che, su chi la indossa, deve generare sentitmenti fortissimi. Alla Juve lo hanno capito, a Firenze ancora no ma, nonostante questo, io che l'ho spesso criticato, devo fare i complimenti a Sandro Mencucci, che almeno ci ha provato a mobilitare le truppe. L'amministratore delegato ha parlato, ha anche alzato un po' i toni, ha fatto ciò che doveva fare, purtroppo non seguito da altri, compreso il presidente onorario che, ancora una volta, ha preferito tacere. Venendo brevemente alla gara dico cose che un po' tutti sanno a memoria per averle già lette e sentite: senza Jo-Jo e Behrami la Fiorentina è molto più debole, se la Juve giocherà ai suoi soliti ritmi alti i viola faticheranno moltissimo, Amauri potrebbe essere l'uomo della provvidenza (mi è piaciuto come Rossi abbia evocato Drogba per motivarlo), molto, se non tutto, dipenderà dall'atteggiamento delle due squadre e, a bocce ferme, la Juve offre maggiori garanzie. Infine due righe per una non notizia. Colui che si è autodefinito il primo tifoso non ci sarà, fosse per lui per la capienza del nuovo stadio viola basterebbe e avanzerebbe l'impianto di San Piero a Sieve, quello delle amichevolI estive.
Ps: Dopo una settimana di sobrie e riservate riflessioni ieri in serata e' arrivato il ruggito del presidente Cognigni. Immagino il fermento nelle redazioni, lo stop alle rotative, le pagine sulla gara rifatte ex novo. In ogni caso meglio tardi che mai.
Leonardo Petri
giornalista di Canale10