ALLARME ROSSO PER LA FIORENTINA: IN BALLO C'È LA FIDUCIA DEI TIFOSI. A GENNAIO SERVONO RINFORZI (SE SI VUOL TORNARE IN EUROPA)
Sei trasferte senza vincere, 10 punti persi da situazioni di vantaggio, Simeone a digiuno da quasi due mesi e 4 partite buttate per incapacità di gestire il risultato. Sarà una sosta bollente, i tifosi sono stufi di veder gioire gli altri, mentre la squadra - per la prima volta dopo la tragica morte di Astori - è con le spalle al muro. E dopo aver sbagliato tanto, non può più farlo. In ballo non c’è solo la rincorsa all’Europa, ma molto di più: il rapporto di fiducia totale che si era creato con la città, ora scricchiola. ll gol di Pinamonti infatti ha fatto male e non solo alla classifica: per la prima volta la curva se l’è presa con la squadra, un segnale chiarissimo che la pazienza sta finendo.
Pioli si era arrabbiato perché qualcuno (anche noi, nei precedenti editoriali) aveva definito incompiuta la Fiorentina. Ma cos’è, se non incompiuta, una squadra che non la butta mai dentro, malata di pareggite e che sembra impaurita quando gli avversari di riversano in avanti? Il finale di partita di venerdì è stato un autentico disastro, con Edimilson a vagare per il campo, gli attaccanti incapaci di segnare in clamorosi contropiede e i centrocampisti arruffoni nel perdere palle in quantità. Il risultato, sconfortante, è stato prendere gol da una delle squadre più modeste della già modesta serie A.
Pioli ha le sue colpe perché dopo aver tolto Simeone per Dabo contro la Roma, si è ripetuto mandando in panchina Pjaca per inserire Edimilson. Mosse trapattoniane che ogni tanto (ma non è il caso viola) possono portare buoni risultati, ma che di certo non infondono mentalità vincente. In più, cambiar modulo in continuazione (la Fiorentina si è addirittura messa a 5 in difesa) crea confusione e toglie certezze alla squadra. E poi il gioco manca. Nel primo tempo la Fiorentina ha palleggiato a due all’ora e, come sempre, si è affidata al solito Chiesa per rendersi pericolosa. Nel secondo invece ha mangiato due-tre gol quasi fatti, ma su azioni nate quasi tutte da ripartenze piuttosto che da azioni manovrate.
Il mister comunque non rischia: Corvino non è tipo da cambiare in corsa, a meno che (speriamo di no) la situazione non precipiti. I due però avranno colloqui fitti in queste due settimane. Già lunedì, a Napoli (dove ritireranno gli Italian Sport Awards), si confronteranno faccia a faccia: sul piatto gli acquisti da fare a gennaio, ma anche il rendimento deludente di molti calciatori già in rosa. Sì, perché se Pioli merita l’insufficienza, molti suoi giocatori hanno fatto anche peggio. Pjaca è un fantasma, corricchia in attesa dell’ennesimo doppio passo e neppure ci prova a dialogare con i compagni. Forse avrebbe bisogno di giocare più vicino alla porta, di sicuro per scuoterlo, dopo la carota, servirebbe il bastone. Simeone invece sta diventando un caso: vederlo cazzottare la panchina dopo il cambio preoccupa, perché se alla crisi tecnica (non segna dal 19 settembre) si aggiunge lo stress, sono guai per davvero.
Anche perché il buon Vlahovic (ha solo 18 anni) non è ancora pronto per sostenere, da solo, l’attacco della Fiorentina. Parlando del Cholito, lascia perplessi soprattutto il mancato feeling tecnico con Chiesa: i figli d’arte viola si cercano e si trovano poco, in un anno e mezzo si contano sulle dita di una mano le volte in cui hanno chiuso un’azione offensiva insieme. Che dire poi del già citato Edimilson (Dabo se non altro gioca col cuore), degli impacci di Lafont, del fumoso Mirallas o di uno spirito di gruppo che non è più quello dell’anno scorso? Da ora in avanti servono scelte nette, l’incapacità di portare in porto le partite va debellata subito, in ballo c’è il rapporto con una città delusa.
A gennaio, a proposito, c’è l’occasione per dimostrare che la voglia d’Europa della società è ancora alta, che la tanto discussa mail mandata in ritardo al Tas di Losanna è stato solo un macroscopico errore. Thereau è un desaparacidos (ma che ha?), Diks, Laurini, Maxi ed Eysseric sono ai margini: se non servono meglio venderli e creare spazio per un paio di acquisti che alzino per davvero il livello tecnico della squadra. Gente pronta subito, con esperienza, capace anche di dare all’allenatore qualche alternativa tattica in più. Rivedere giocare Joaquin contro il Milan giovedì scorso è stato un tuffo nella nostalgia, nel ricordo dei tempi in cui la Fiorentina dominava il gioco e si affidava a gente di classe, con personalità da vendere. Giocatori così a Pioli mancano maledettamente. Servirebbero (almeno) un attaccante e un centrocampista dai piedi buoni. Prenderli sarebbe un bel segnale.
Per i tifosi, ma anche per lo spogliatoio. Dall’entusiasmo iniziale si sta rischiando di cadere nell’anonimato. Lo stadio è un gran bel progetto, i segnali arrivati da Nardella fanno sperare. Ma il calcio è adesso e tutti questi punti persi per strada, pesano tremendamente sul morale. Della squadra e della gente.