ALLA RICERCA DELLA FIORENTINA VERA: SOUSA E I DIRIGENTI SI SONO CONFRONTATI. SUAREZ DEVE AVERE PIÙ SPAZIO. A FIRENZE IL GIOCO CONTA QUANTO IL RISULTATO. ROSSI, BERNARDESCHI E BABACAR: IL RISCATTO PASSA DA QUI
Capitolo primo, l’errore da evitare: buttare via tutto. La tendenza al catastrofismo è prerogativa di Firenze. Quando le cose vanno male, anzi non proprio bene, la voglia di distruggere prevale su quella di costruire. Sarebbe una follia adesso, soprattutto perché siamo solo all’inizio della stagione.
La Fiorentina non brilla e su questo non ci sono discussioni. Due vittorie e due sconfitte non sono un bel bilancio. Poche occasioni da gol, sprazzi di gioco solo con Milan e nel primo tempo a Torino, inclinazione al masochismo pensando alla ripresa coi granata e col Basilea. Non solo: due espulsioni da dilettanti col Genoa e in Coppa. Insomma, di lacune ce ne sono. Oltre al fatto che la contestuale perdita di Gonzalo e Astori ha riacceso i riflettori su un mercato insufficiente nel reparto difensivo. Insomma, qualcosa non va. Ma tra qualcosa e tutto, ce ne corre. Adesso, crediamo serva molto calma e capacità di analizzare il problema.
Ieri Paulo Sousa e i dirigenti viola si sono confrontati serenamente in un summit post gara. Il turnover forse è più riconducibile al desiderio di Sousa di trovare una base di squadra, piuttosto che alla necessità di dosare delle risorse fisiche.
La turnazione è un male necessario del calcio moderno, abusarne può diventare un rischio. La sensazione è che il tecnico portoghese tra poco sceglierà una zoccolo duro sul quale inserire di tanto in tanto forze fresche.
Mario Suarez deve avere più spazio: può darsi che non sia arrivato a Firenze al massimo della condizione fisica, ma adesso deve diventare un titolare fisso. L’ex Atletico ha l’esperienza giusta per assumersi responsabilità nel centrocampo viola. E’ impossibile pensare che abbia lasciato Madrid per fare la riserva a Firenze. Uno come lui, abituato a vincere, può aiutare la Fiorentina.
Così come Pepito Rossi, Babacar e Bernardeschi in questa formazione non possono essere considerati comprimari, ma protagonisti.
Col Carpi domani a Modena i viola dovranno trovare il giusto riscatto dopo lo scivolone in Europa. Ripartendo però da un concetto base: in questa città la qualità del gioco ha la stessa valenza del risultato. E’ un vecchio discorso: i fiorentini hanno un rapporto vicereale col bello e il pallone non sfugge a questa regola. Possono rassegnarsi - almeno per ora… - a non avere una squadra da scudetto, ma in cambio pretendono calciatori che esprimano un gioco coinvolgente e pieno di bollicine. Ecco perché Paulo Sousa, allenatore attento alle dinamiche psicologiche dei propri tifosi, dovrà lavorare anche su questo fronte. Col Basilea l’atteggiamento troppo difensivo non è piaciuto. Col Milan francamente avevamo ammirato un’altra Fiorentina. Quello potrebbe essere un buon punto di (ri)partenza.
In fin dei conti siamo solo all’inizio, c’è tanto da lavorare, ma non buttiamo via tutto.