BARONE, Questione biglietti, dal Franchi alla Lazio
Presente al Viola Park per un evento sul futuro della vendita dei biglietti, il direttore generale della Fiorentina Joe Barone ha parlato di vari argomenti legati a questo aspetto. Ecco le parole raccolte da Firenzeviola.it: "Io sono molto coinvolto dalla questione biglietteria legata al nostro club anche perché portiamo tanti turisti in città. Parlo tanto con i colleghi delle varie squadre per capire cosa fanno per quanto riguarda la biglietteria. Abbiamo fatto tante iniziative, alcune hanno funzionato e altre no ma abbiamo portato tante persone a Firenze facendo diventare tifosi della Fiorentina alcuni che magari non la tifano come prima squadra ma come seconda".
Sull'assenza dei tifosi con la Lazio ha spiegato: "Ho chiamato il mio collega nel club biancoceleste e gli ho segnalato che i nostri tifosi non sarebbero venuti a Roma perché i biglietti per gli ospiti avevano un prezzo troppo alto. Vogliono un prezzo fisso, allora gli ho chiesto che parlasse con Claudio (Lotito, ndr) e provasse a cambiare la cosa prima che uscisse fuori. Mancava poco tempo e alla fine i tifosi della Fiorentina non sono andati a Roma. È un'entrata che i club poi non hanno, che siano 50 o 100mila euro: il nostro obiettivo è avere il massimo dei tifosi allo stadio".
Sul Franchi: "Io parlo con la mia squadra e abbiamo una infrastruttura che rende impossibile il lavoro. Abbiamo 23 Sky box e per andare al bagno devi scendere tre piani. Ai miei che vendono sempre i pacchetti, non posso che fare i complimenti. Altri stadi non hanno questi problemi ma il nostro calcio ha problemi: quando c'è un calcio d'angolo a Firenze, non vedere nessun tifoso dietro il giocatore non è una bella immagine. A livello televisivo nel mondo, avere le curve piene ma gli angoli vuoti non dà la giusta immagine".
Poi sul Bologna: "Mi ha chiamato Fenucci per dirmi che in 2000 stavano spingendo per venire al Franchi da Bologna. Ma noi abbiamo delle regole, tra Prefetto e Comitato sulla sicurezza: ci sono sempre terzi che decidono cosa dobbiamo fare. L'immagine che diamo a livello mondiale non è bella".