"VAFFA", Tutti i protagonisti, da Edmundo a Totti
Immaginatevi questa scena: Nicola Rizzoli, timido arbitro di Bologna, incassa il "vaffa" di Totti, ma invece di reagire col fucile a tappi del cartellino giallo, allarga a cerchio pollici e indici delle due mani e affronta a muso duro il bullo: «Io ti faccio un culo così!». No, non stupitevi perché accadde veramente. Altre squadre, altre partite, altri tempi, bollenti anni ´80. Un derby Juve-Torino: segna Causio, Tardelli raddoppia ma l´arbitro annulla, pareggia Graziani, rigore negato a Brady, raddoppia Ciccio dopo che Pupi Pulici aveva ostacolato Zoff, esplode la protesta Juve. E agli insulti della Juve, Luigi Agnolin, storico arbitro disse proprio quelle parole a Roberto Bettega. Secondo alcuni storici però parlò in veneto: «Mi te fasso un cesto cussì!». Dopo la squalifica di Bettega stesso, Gentile, Tardelli e Furino, però il mazzo lo fecero proprio all´arbitro: 4 mesi di sospensione.
I vaffa volano. Soli o accompagnati da calci, sputi, sganassoni. Ad arbitri, guardalinee, ma anche avversari e persino compagni di squadra (senza andare lontani, Doni a Panucci: «Ti spacco, ti aspetto fuori!»). Il grande Boninsegna, allora centravanti del Cagliari - correva il ‘67-´68 - si beccò 11 giornate, poi ridotte a 9, per aver mandato a quel paese l´arbitro Bernardis, e per aver tentato di strozzarlo: non aveva visto che un difensore del Varese aveva deviato con la mano la sua cannonata. Pasquale Bruno esplose invece contro l´arbitro Ceccarini che lo espulse in un derby Juve-Toro del ‘91: tentò di aggredirlo. Otto giornate. E Di Canio allo Sheffield mandò l´arbitro Allcock in terra: vaffa con spinta.
Anche Roberto Mancini ci dava giù con gli arbitri. L´episodio più famoso risale al 5 novembre ‘95, Samp-Inter: il Mancio fila a rete, Pagliuca esce e lo travolge, il malcapitato Marcello Nicchi invece di dare il rigore lo ammonisce per simulazione. Esplode il putiferio, insulti e sceneggiata: «Non giocò più». Sei giornate poi ridotte a 4.
Maradona non si beccava troppo con gli arbitri. Però una volta ad Avellino Lo Bello voleva ammonirlo e gli disse: «Girati, fammi vedere che numero hai». Proprio così, il numero di Maradona... «Il mio numero? Non lo sai forse? No, non mi giro». Volarono parole grosse, ma alla fine Diego si girò, accettando l´umiliazione e mostrando il 10 all´arbitro.
Di Cassano si sa, forse i vaffa più clamorosi e spettacolari sono i suoi.
Nella finale di Coppa Italia del 2003, espulso, fece le corna all´arbitro Rosetti. Un mese e mezzo fa durante un Samp-Torino ha mandato l´arbitro Pierpaoli a quel paese e non contento si è tolto la maglia, gliel´ha scagliata contro e poi si è messo nudo davanti al tunnel d´uscita urlando: «Oh, parlo con te, io ti aspetto qui». Davanti a Cassano il vaffa di Chinaglia al povero Valcareggi ai Mondiali di Germania 74 (il famigerato Italia-Haiti 3-1 con gol di Sanon) impallidisce. Però spaccò mezzo spogliatoio.
Gli insulti e gli sbocchi d´ira sono un compagno di viaggio imprescindibile per il calcio. Persino l´algido David Beckham in Spagna ebbe a discutere con un guardalinee. E alla fine chiuse il discorso: aHijo de puta». C´è bisogno di tradurre? Nel calcio latino è il più diffuso. Pare fosse tra gli insulti elencati anche dai mitici Adrian Paz e Jorge Goncalvez, difensori del Penarol che nel ´90 durante la semifinale della Coppa Libertadores ebbero a discutere con l´arbitro cileno Hernan Silva: mentre Adrian lo colpiva a calci, Jorge lo ricopriva di sputi. Una cosetta così: un anno di squalifica a entrambi.
Per completare, insulti misti a raffica, reparto sostituzioni, giocatore che esce ad allenatore. Baggio al ct Sacchi: «Questo è matto». Balbo a Zeman, Roma: «Sei uno str...». Palma d´oro per O´Animal Edmundo a Trapattoni, epoca della Fiorentina: «Merda che c... fai, ma non capisci davvero un c...».
Il Times tempo fa ha stilato anche una classifica storica degli insulti nello sport. In testa ha messo Materazzi a Zidane, ma non riportando bene. La versione ufficiale è questa: «Preferisco la puttana di tua sorella». Il più bello, secondo noi, è al numero 3 e non riguarda il calcio ma il cavalleresco cricket. Lanciatore australiano Glenn Mc Gratt al rivale dello Zimbabwe Eddo Brandes: «Perché sei così grasso?». «Perché ogni volta che mi faccio tua moglie mi regala un biscotto». Altroché vaffa.