AMERINI, intervista al doppio ex di Reggina-Fiorentina

26.02.2007 07:28 di  Leonardo Menicucci   vedi letture
Fonte: Sito ufficiale Reggina
Daniele Amerini racconta la sua storia e il suo passato a Firenze. Mercoledì dovrà affrontare la squadra della sua città. Lui, di strada ne ha fatta tanta. Da Firenze a Reggio Calabria, infatti, il cammino è stato lungo e ricco di tappe importanti. Dalle vicine Lucca e Pistoia a Palermo, passando per Vicenza, Verona, Venezia e Modena. Ma la strada di Amerini, centrocampista del '74, è partita dalla sua città. "Ho iniziato a giocare a 4, 5 anni nel Firenze est, una piccola squadra della città. Andavo con mio padre, che era allenatore dei ragazzi più grandi. Ho iniziato lì per gioco, e poi ho continuato prima nella Sestese e poi nelle giovanili della Fiorentina". Già, la Fiorentina, la sua squadra del cuore, nella quale ha giocato Giancarlo Antognoni, il suo calciatore di riferimento. "Era lui – racconta Amerini – il beniamino di tutti i ragazzi di Firenze. È lui è sempre rimasto il mio idolo anche se poi, crescendo calcisticamente ho cambiato un po' ruolo, diventando più difensivo rispetto ad Antognoni". E agli anni della Fiorentina è anche legato il ricordo dell'allenatore a cui è rimasto più affezionato. "L'allenatore che mi ha trasmesso di più – confessa Daniele - penso sia stato Ruggi, nella primavera viola. Lui, infatti, mi ha dato tanto, mi ha fatto crescere e mi ha permesso di andare a giocare in prima squadra". L'esordio, nella stagione '93/94, in serie B. "Ho esordito tra i professionisti con la maglia della Fiorentina, ad Andria", ricorda il centrocampista. "Ma, a dire il vero, per me è stato forse più emozionante l'esordio al Franchi. Da Fiorentino, infatti, giocare con la maglia viola, nello stadio della mia città, è stata davvero un'emozione fantastica. Un'emozione più grande anche rispetto a quella del mio esordio in serie A, che è stato sempre con la Fiorentina, sul campo di Reggio Emilia. Quando ho esordito in A, infatti, facevo già parte del gruppo dalla stagione precedente". A soli 20 anni, dunque, nella stagione '94/95, il nostro Daniele ha fatto il suo debutto nel massimo campionato. Il segreto? "Dedizione, passione e impegno", rivela. "Fondamentale, poi, per diventare professionisti, è rinunciare a qualcosa anche dal punto di vista dei divertimenti, soprattutto all'età di 16, 17 anni. E ovviamente, alla base di tutto, ci vogliono delle qualità. Il calcio, infatti, credo sia uno degli sport più selettivi. Basta pensare a quanti bambini iniziano a giocare e quanti poi riescono ad esordire in un campionato professionistico. Questo perché nel calcio, fortunatamente, non si arriva ad alti livelli per raccomandazione, ma occorrono delle qualità". E lui, Daniele Amerini, di qualità ne ha messa in mostra tanta nel corso della sua lunga carriera. Una carriera che lo ha visto protagonista di stagioni esaltanti come lui stesso ricorda: "Le mie migliori stagioni, come rendimento, credo siano state quelle di Pistoia e quella di Venezia, in serie B". Ma anche tutte le altre esperienze sono state più positive, e oggi ne conserva un ricordo bellissimo, sotto tutti i punti di vista. "Ho girato tanto – racconta Amerini - e più o meno in tutte le città in cui sono stato mi sono trovato bene. Sono stato molto bene a Palermo, a Venezia, a Vicenza e Verona. Tutte belle città in cui ho avuto la fortuna di giocare e oggi sono contento di esserci stato". Da qui, una telefonata con l'amico Massimo Orlando, indimenticabile ex amaranto, e un consiglio: scegli la Reggina. "Ma in realtà – confessa Daniele - avevo già deciso di venire a Reggio. Certo, sentire il parere di un amico come Massimo, che mi ha parlato così bene della città e della società, mi ha dato ancor maggior certezza sulla bontà della scelta fatta". Una scelta che ha riportato il centrocampista toscano sul palcoscenico del massimo campionato. "Il mio ritorno in serie A è stato bello anche se le emozioni sono state diverse rispetto a quelle che si vivono quando si è più giovani. Ormai sono quattordici anni che gioco, quindi i ritiri e la partita la domenica sono diventati quasi un'abitudine. Certo, giocare in stadi come San Siro o l'Olimpico, in cui non ci giocavo da tanto, è stato comunque molto bello". Così, a questo punto del cammino c'è ancora spazio per sognare. "Sogno di giocare per almeno altri tre anni, magari in serie A, magari con la Reggina".