VISTA DALLA CURVA, CONTINUA IL VIAGGIO NEI BASCHI FONDI
Rieccoci qua, in questo turno infrasettimanale che vede il ritorno al Franchi dei nostri eroi reduci dal miracolo di S.Siro, nonchè dalle due ultime sciagure casalinghe. Da inguaribile ottimista, o forse semplicemente masochista, mi approccio alla partita pensando, anzi sperando di vincerla, quindi opto per un fin troppo robusto aperitivo pre-gara, confidando che mi aiuti a combattere sto maledetto mal di schiena che mi tormenta da due settimane. E, soprattutto, che mi dia le necessarie energie per cantare. Perchè io oggi sono venuto per questo, del resto non me ne frega niente. Voglio cantare, voglio vincere. E non voglio dare pretesti o alibi a nessuno. Al mio arrivo questa voglia che ho la rivedo in molti dei miei amici, e il prepartita scorre via in fretta. Ad inizio partita, dopo il ricordo di un fratello gialloblù che ci ha lasciati, la Curva fa sapere che canterà solo per la maglia. Vista in maniera razionale, verrebbe da dire che iniziare con un coro del genere, nella situazione in cui siamo, e considerata l'impresa di sabato, forse non è del tutto condivisibile. Intendiamoci, una partita non cancella una stagione, ma premiare una reazione giusta con le bastonate potrebbe essere controproducente. Però vedendola dalla parte del cuore non si può negare che le sofferenze e le amarezze subite dai tifosi viola in questa stagione assurda abbiano scavato ferite profonde, difficili da rimarginare in breve tempo. La squadra però dimostra l'orgoglio giusto e parte subito a mille, collezionando più palle gol nel primo quarto d'ora che in tutto il girone di ritorno. Però la palla non vuole saperne di entrare, e lo spirito pasquale, in qualcuno, va a farsi benedire.
Il fischio finale del primo tempo vede i nostri rientrare negli spogliatoi accompagnati dal coro "torneremo grandi ancor...", che esprime una ritrovata fiducia per il futuro dopo le parole di Diegone e la bella prova di Milano, ma anche apprezzamento per quanto visto in campo. E la consapevolezza di potercela fare nella ripresa. Ci sono cori anche per il cuore viola Emiliano Viviano, con la speranza che non ripeta i miracoli del primo tempo.
Nella ripresa però la squadra è meno brillante, anche se continua a provarci. Ma le occasioni non fioccano più come prima. Il cambio Kharja-Lazzari viene accompagnato da un mix di fischi e applausi, forse più i secondi. E forse un po' per tutti e due. De Silvestri invece viene applaudito, e se lo merita dopo la bella prova contro il Milan.
All'89' parte un "che s'ha a provare a fare un go" che ha il sapore della resa, e della frecciata che parte verso la squadra per l'ennesima occasione persa per uscire da queste sabbie mobili, nonostante una prova discreta. Il fischio finale è caratterizzato dai fischi per un risultato che non soddisfa, che non basta, che doveva essere diverso. Poco importa se la squadra ha giocato, contava vincere e non lo abbiamo fatto. Io non fischio, ma più che altro per la troppa delusione. Ho cantato per tutta la partita, a volte quasi da solo, e avrei tutto il diritto di fischiare, ma preferisco andarmene subito. Un punto in tre partite in casa non so se era mai successo, visto che la memoria non è il mio forte, comunque è una cosa incredibile visto che i nostri campionati li abbiamo sempre costruiti tra le mura del Franchi. Ora invece sembra diventato un problema, un tabù, quasi una maledizione. I risultati dagli altri campi aggiungono preoccupazioni ulteriori, con il Lecce che va a vincere a Catania e si avvicina. Meno male c'è il Genoa degli ex che ci tiene minimamente allegri. Già, perchè oltretutto hanno vinto anche i gobbi.