IN ZONA CESARINI
Più che dell'ultimo giorno di mercato sarebbe giusto parlare dell'ultima notte. Quella che ha preceduto il primo settembre milanese e che ha portato a Firenze gli ultimi quattro acquisti estivi. Per la precisione il centrocampista croato dell'Amburgo Milan Badelj (esborso intorno ai 5 milioni di euro) il giovane del Rjieka Bagadur (difensore classe '95) il centrocampista del Sassuolo Kurtic (prestito con diritto di riscatto fissato a 5 milioni) e il terzino del Manchester City Micah Richards anch'egli in prestito, oneroso, con diritto di riscatto.
Quattro colpi (uno in prospettiva) arrivati quasi sul fil di lana, come minimo in zona Cesarini (e per la verità il deposito del contratto è arrivato proprio a ridosso del fischio finale), così come del resto in zona Cesarini il club viola era riuscito a confermare la permanenza di Cuadrado. Troppo importante la conferma del colombiano, troppo alto il prezzo pagato dai viola (15 milioni per il riscatto della 2° metà del cartellino a fronte dei 6,5 milioni spesi per prelevarlo dal Lecce e aprire la comproprietà con l'Udinese) per non tenere di conto, innanzi tutto, proprio di questo aspetto.
Perchè è indubbio che la posizione della Fiorentina nei confronti di Cuadrado sia cambiata col passare dei giorni. Dalla quasi certezza della cessione al prezzo richiesto (40 milioni), dall'attesa per offerte mai arrivate (almeno a quelle cifre) fino, appunto, alla sua conferma in viola. La Fiorentina gioco forza riparte da Cuadrado, e non è certo un aspetto secondario se Barcellona o Manchester United (oltre al Bayern Monaco) avevamo seriamente pensato a lui. I piani, in altri termini, erano diversi, ma alla fine un Cuadrado ancora viola non deve assolutamente passare in secondo piano.
Si dirà che la Fiorentina di oggi è assai simile a quella della passata stagione, che si poteva fare e disfare diversamente, ma certamente l'organico resta competitivo seppure qualche scommessa sia tutta da valutare come nel caso di Marin, o di Basanta, o dello stesso Badelj. Si dirà anche che talune operazioni hanno lasciato più di un dubbio (la partenza di Piccini e successivamente quella di Roncaglia, fino all'intrigo Pasqual nato a qualche ora dal fischio finale) o che in un'annata come quella che si profila all'orizzonte, forse, un ulteriore sforzo della proprietà sarebbe stato auspicabile.
Ma sul piatto andrà messo anche l'ennesimo esborso della famiglia Della Valle (13,5 milioni di passivo - LEGGI QUI) a fronte di un numero di cessioni decisamente inferiore alle previsioni (raramente i viola avevano chiuso con oltre 30 giocatori e almeno un paio di situazioni rimaste bloccate come nel caso di El Hamdaoui e Iakovenko) ma spostando lo sguardo altrove è difficile scorgere condizioni migliori. Anzi impossibile. Che siano problematiche economiche o di dinamiche divenute frenetiche ora dopo ora (leggere alla voce Biabiany-Cristante in casa Milan). Resta perciò la sensazione che questa squadra possa dire la sua anche quest'anno, al di là delle nubi che si addensano su Pepito Rossi.
E' questa, d'altronde, la peggiore notizia di giornata. Il bisogno di un nuovo consulto, e successivamente di un intervento in artroscopia al ginocchio non fa altro che allungare l'infinita lista di problemi che questo fenomenale campione deve superare, oltre a un pizzico di crudo realismo che mai oggi servirà a Pepito. E' indubbio che, in effetti, Rossi (o chi per lui) abbia sbagliato qualcosa nel recupero dall'ultimo infortunio contro il Livorno, magari anche solo nella rincorsa a un posto nel Mondiale che non è mai arrivato. Con lui, Gomez e Cuadrado in campo già contro il Genoa sarebbe certamente più semplice augurarsi una rincorsa alla zona Champions da vivere tutta d'un fiato.