I SOLITI ERRORI
Alla fine, ripensandoci, è sempre solo e soltanto il modo in cui la Fiorentina è uscita sconfitta a pesare. Dannatamente. Il rapporto tra questa squadra e la sua tifoseria vive il momento più delicato di tutta la gestione Montella, nel mezzo c'è una proprietà e una società che ha di nuovo perso l'occasione d'inserirsi in un panorama in cui poteva dire la sua. Perché al di là delle dimensioni di altre piazze, è vero che il quinto posto e due semifinali in coppa sono un ottimo bottino, ma è altrettanto vero che la Fiorentina ha gettato via un patrimonio di opportunità tecniche anche quest'anno (non bastasse ad aumentare i rimpianti la finale di Coppa Italia o l'andamento di Roma, Lazio e Napoli in campionato meriterebbe una riflessione il Dnipro finalista in Europa League).
Crollando in casa dopo un 2-1 esterno niente popò di meno che allo Juventus Stadium, e uscendo dalla coppa davanti a una squadra bianconera nella sua versione “B”, con Matri e Padoin per intendersi. Con tutte le ripercussioni psicologiche del caso. Cedendo il passo di fronte a quel terzo posto che la società, sin dall'estate, ha in qualche modo tirato costantemente in ballo, peraltro aggiungendo sconfitte come quelle con Verona e Cagliari senza contare quelle causate da uscite discutibili anche a livello comunicativo (ricordate il gennaio di Neto e la sconfitta di Parma?). Infine capitolando al cospetto del Siviglia, rimediando cinque reti, sbagliando un rigore e collezionando errori tra loro particolarmente simili tra andata e ritorno.
Fin qui, dunque, i motivi per i quali a Montella qualcosa viene imputato (al netto di tutte quelle problematiche che immaginiamo abbiano snervato il tecnico nel corso di questo complesso e contradditorio anno) il resto sarà materia che la società dovrà di nuovo valutare. Pur ritrovandosi di fronte a errori purtroppo già commessi anche in annate precedenti. Con investimenti non all'altezza delle ambizioni, con una presenza che sarà anche costante ma che non corrisponde alla forza della società stessa, con una gestione interna fatta di tante figure e poca sintonia (anche e soprattutto in sede di calciomercato), con addii poco chiari come quello di Macìa e rinnovi in bilico come quello di Pradè, e con un arroccamento nel silenzio e nelle segretezza senza mai favorire il contatto con i tifosi (tranne quando c'è da riempire lo stadio per provare a rimontare uno zero a tre...).
Un quadro già da fine stagione, per qualcuno persino già da fine ciclo, se non fosse che c'è ancora da salvare il quinto posto. Il rischio allora è di mandare tutto in fumo, quando invece la certezza di un'altra annata europea sarebbe essenziale. Serviranno quei nervi saldi che né tecnico, né squadra, né tantomeno società hanno dimostrato di avere negli ultimi tempi. Seppure il calendario sia dalla parte degli uomini di Montella, la Fiorentina si ritrova nel bel mezzo del caos al termine di una stagione che non sarà semplice giudicare. Almeno non quanto rilevare errori che, purtroppo, in casa viola ritornano a incidere su intere stagioni (chiuse senza vittorie) a scadenze regolari. E che, tra l'altro, minano la stessa fiducia in nuove ripartenze a prescindere dalle scelte che arriveranno in estate.