EVERYTHING, EVERYWHERE, ALL AT ONCE
"Per un attaccante il gol è tutto". O quasi. Tra i classici adagi ripetuti in continuazione nel mondo del calcio c'è quello che afferma come il giudizio su un centravanti debba tenere conto esclusivamente dalla variabile del gol. Una massima forse da aggiornare e modernizzare, perché se è vero che il compito dell'attaccante rimane quello di spedire la palla in rete, è altrettanto vero che nel calcio attuale centravanti non è solo sinonimo di finalizzatore. Lo dimostra Arthur Cabral con un saggio di 96 minuti alla Scala del Calcio: nel match contro l'Inter, il nove della Fiorentina è stato regista offensivo, assistman, "esca" per la sbadata difesa dei nerazzurri, ma anche e soprattutto primo difendente. Una prestazione da "Everything, everywhere, all at once", come il nome della celebre pellicola che ha fatto incetta di premi ai recenti Oscar, dove la protagonista sperimenta tutte le sue potenzialità in un viaggio nel Multiverso.
A San Siro, Cabral è stato tanti giocatori in uno, come dimostrano i numeri della sua gara: il brasiliano è uscito dalla battaglia di sabato pomeriggio con 10,657 km percorsi (record personale in stagione), 35 palloni giocati, 7 duelli vinti coi difensori avversari e soprattutto 3 recuperi difensivi, uno più cruciale dell'altro.
L'istantanea della prova di assoluta generosità dell'attaccante classe '98 è l'estirada con cui all'83' ferma una possibile ripartenza avversaria: calzettoni tirati su e pantaloncini sporchi di fango. Un'immagine galvanizzante per tutto il popolo viola, che adesso ha trovato un centravanti che non segna e basta. Nella prova di abnegazione e sofferenza della Fiorentina di Vincenzo Italiano, Cabral è stato il primo difensore e lo si vede anche analizzando il dato che vede il brasiliano in una posizione media più bassa rispetto a Giacomo Bonaventura.
Cabral ha avuto anche un impatto offensivo, con cinque tiri tentati ed il colpo di testa, parato da Onana, da cui è scaturito poi il tap-in di Giacomo Bonaventura. Ma della sua prova a San Siro rimarranno soprattutto i ripiegamenti difensivi, i chilometri macinati e la sensazione che, adesso, la Fiorentina possa contare su un centravanti che non è solo centravanti.