VERONA, La sconfitta di una città
E adesso l’annus horribilis per Verona è completo. Giù in C1 l’Hellas, dopo 64 anni, giù in serie B il Chievo, dopo un’avventura in A che aveva fatto addirittura sognare. Con le due squadre cittadine retrocede anche un pezzo di storia del calcio italiano.
Basta pensare proprio all’Hellas che, in mezzo a tanti campionati cadetti, ha una lunga fila nella massima serie, uno scudetto storico con Osvaldo Bagnoli, nel 1985, la partecipazione a Coppe Europee, tre finali di Coppa Italia. Quello del Verona è stato un addio mesto, preceduto da altre due cadute terribili: l’addio alla A1 di volley della Marmi Lanza e appunto quello del Chievo alla serie A.
Nemmeno il tempo di metabolizzare la retrocessione del club del presidente Luca Campedelli che la città scaligera ha dovuto fare i conti con la caduta dell’Hellas. E qui la retrocessione suona come una beffa, perchè in C finisce una città intera, un pubblico straordinario: giovedì c’erano venticinquemila tifosi al Bentegodi per cercare di spingere i gialloblù a rimanere in serie B. Invece è bastato un decoroso Spezia per spedire il Verona all’inferno, come conseguenza del 2-1 patito all’andata e del pareggio (0-0) al ritorno.
Incredulità e amarezza sono i due sentimenti che si respirano.
Anche da parte di chi questa squadra l’ha amata molto, portandola sul tetto d’Italia. «E’ un botta tremenda - dichiara con semplicità Osvaldo Bagnoli -. Sono molto dispiaciuto. Il Verona sul piano del gioco è stato superiore allo Spezia nella doppia sfida, ma ha pagato le gravi difficoltà a trovare la via della rete; una caratteristica che si è ripetuta troppe volte in questa stagione». «E’ un peccato - prosegue - soprattutto per i tifosi che durante tutto l’anno sono stati fantastici, così come nell’ultima gara. Mi dispiace anche per Ventura. E’ stato molto bravo, ha dato ordine e gioco alla squadra, è un ottimo allenatore. Ma se fai così fatica a fare gol è dura: e i problemi del Verona sono stati tutti in fase offensiva».