PRANDELLI, Avrei voluto Borja. Europa? Crederci
Così Cesare Prandelli sui ricordi passati in viola e non solo: "Veloce nell'aver creato mia Fiorentina? Ho trovato una società e una squadra con gli stessi obiettivi e voglia di migliore. Parlai subito con i proprietari che mi dissero che volevano vedere la Fiorentina nella parte sinistra della classifica. Donadel? E' stato un giocatore importante per noi e avevo capito subito che sarebbe potuto migliorare sotto l'aspetto tecnico tattico. Ha sempre risposto in maniera professionale quando chiamato in causa e questa è una sua qualità. Allenamenti? All'inizio abbiamo avuto l'idea di poter assistere il giovedì, ma quando prepari una partita importante ci deve essere anche molta concentrazione. Sousa considerato ex juventino mentre Prandelli no? Non so il perché, diciamo che dopo il primo anno ci siamo trovati in Serie B, la squadra era sola e i tifosi erano demoralizzati. Io mi sono preso la squadra sulle spalle, ci siamo radunati con i ragazzi dicendoci che chi doveva rimanere doveva farlo con le giuste convinzioni: il giorno dopo nessuno chiese la cessione. Forse questo ha avuto il suo peso. Mario Ciuffi? Gli ho voluto bene, con me è stato sempre sincero senza voler mai far male. Corvino? L'ho rivisto la sera della premiazione allo stadio. Brocchi? Lui e Donadel conoscevano il mio gioco, sono stato fortunato a trovarli. E sono arrivati vicini alla nazionale. Giocatore con più valori? Forse Jorgensen è quello che ha sempre cercato di creare uno spirito di squadra. Aveva una grande serietà ed intelligenza, con una grande capacità di anticipare i problemi. Dispiaciuto di non aver completato l'opera? Pazzini ha sentito forse troppa pressione e non siamo riusciti a pieno ad aiutarlo in questo senso. Ma ha qualità straordinarie e ci abbiamo puntato per il dopo Toni, poi è esploso alla Sampdoria. Nazionale? Secondo me deve essere di tutti, deve andare dove ha necessità di esserci. Dove non c'è libertà di giocare. Abbiamo avuto il coraggio di andare vicino alla gente. Le cose che ha fatto la federazione in quegli anni rimangono e dovrebbero avere una continuità. In questo momento forse per la prima volta la federazione e la Lega sono sulla stessa strada. Anticipare il campionato sarebbe straordinario per la Nazionale. Dimissioni premeditate? No, assolutamente. Finita la partita capisci di non aver raggiunto l'obiettivo e ti prendi le tue responsabilità. Non mi aspettavo che il presidente federale avrebbe fatto la stessa cosa. Avevamo rinnovato il contratto, ma finita la partita ho capito che sarebbe servito qualcosa di nuovo per loro. Ujfalusi? E stato per me il professionista più serio nell'accettare consigli. Aveva un problema al ginocchio molto serio, ma ha dato la disponibilità di giocare anche per rispetto dei tifosi. Un professionista vero. Anfield Road? Mi sono goduto la curva che esultava al gol di Gilardino, forse l'unico che ho percepito prima che fosse realizzato. A prescindere da quel match, la squadra aveva la voglia di allenarsi tutti i giorni ed aveva grande determinazione. Gol di Klose in fuorigioco? E' stato clamoroso, lo stesso giocatore ne ha avuto la percezione sul momento. Il Bayern era forte, ma noi meritavamo di più. Tutte le volte che lo incontravo, Van Gaal mi diceva 'Con noi avete fatto una grande prestazione'. Mio addio? Me ne accorsi quando non riuscii a parlare con Diego Della Valle.
Finì male la stagione. Davvero ti è stato detto 'Si cerchi un'altra squadra'? Per la gente io ho fatto una cena con Bettega, ma non è vero. Cognigni mi parlò dei progetti dicendomi che se avessi voluto voglia di farne parte ne avrei dovuto parlare con la società. Mi dissero che avevo l'autorizzazione di cercarmi un altro club. Giovani? Vorrei finire in un posto dove mi chiedano di migliorare il loro prodotto. Valencia? Ho accettato perché mi avevano promesso un mercato importante. Non potevo rinunciare a un'opportunità così. Poi mi sentii preso in giro. Lotito? Non gli stringerei la mano. Giuseppe Rossi? Gli posso dire di mettere tutta la determinazione che ha avuto in questi anni, può avere ancora possibilità. E' giusto che continui a sognare, ha determinazione e caparbietà. Pepito in ritiro nel 2014? Mi sarebbe bastato uno 'Scusa', dato che lui era al corrente di tutto. PSV-Fiorentina? Abbiamo fatto la partita perfetta, siamo stati bravi a mantenere l'idea di gioco. Poi Mutu inventò un gol incredibile. Poker alla Roma? Sono quelle partite che iniziano in un certo modo e rimangono nell'immaginario di tutti. La Roma era forte ed aveva un grande allenatore. Bernardeschi? Lo convocai perché era interessante. C'era anche Belotti ma non venne perché infortunato. Berna è uno dei pochi italiani che hanno la capacità di correre con la palla al piede. Fiorentina? E' una squadra con ragazzi seri, c'è un anima in una situazione difficile. La stagione finirà in maniera decorosa. Giocatore che avrei voluto nella mia Viola? Sicuramente Borja Valero. Ha la capacità di saper giocare bene ovunque ed è un leader. L'avrei visto bene con Jorgensen. Chiesa? Ha la capacità di corsa e di cambiare direzione. Europa? Ci si può credere. Rangers? Non siamo riusciti a far gol. All'andata dovevamo avere più coraggio. Intervista a Gamberini? E' sempre stato serio, riflessivo. Emergeva perché in campo faceva sempre prestazioni importanti. Si sa che certi giocatori non rendono al meglio in determinati momenti. E' stata comunque una intervista profonda, che rispecchia lo spogliatoio. Pasqual? Ebbi solo uno screzio con lui, quando mi chiese di andar via. Nel calcio serve correttezza, facevo scelte tecniche: questo non può contrastare il livello umano".