FIORENTINA, Il primo giorno di ritiro a Castelrotto

Articolo a firma Tommaso Loreto e Marco Conterio
13.07.2008 13:00 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: La Nazione

Firenze e Castelrotto, Trentino Alto Adige nonché sede del ritiro estivo della Fiorentina, non sono poi così lontane. Almeno osservando quanti hanno deciso di seguire la squadra e trascorrere il week end in montagna per vedere i primi allenamenti della squadra del cuore. Alle due del pomeriggio, la zona circostante l'albergo della squadra, il Posthotel Lamm, è già un viavai di sciarpe e bandiere gigliate. Poi, in lontananza, il pullman che trasporta il gruppo di Prandelli dopo un viaggio per niente semplice. Saranno le vacanze appena trascorse, fatto sta che Gilardino e company arrivano nel piccolo centro montanaro con almeno un'ora di ritardo. Poco male, l'entusiasmo è quello dei tempi migliori, il grido quello di chi non aspetta altro “eccoli, eccoli”. Seduti sulla fontana, addobbati di viola come venerdì sera alla presentazione delle maglie, come l’anno scorso e gli anni prima sugli spalti del Franchi mentre gerani e fiori di ogni sorta bianchi e viola contornano il paese, i tifosi esplodono di gioia. Piano piano dal pullman scendono tutti. C'è Jovetic che è già un idolo e si concede volentieri ai primi autografi che rallentano il suo ingresso nell'albergo. C'è Gilardino che, nascosto dietro ai propri occhiali da sole, ha comunque lo sguardo di chi ha una gran voglia di rivincita. C'è Dainelli che risponde con un sorriso a chi, tanti per la verità, gli chiedono di rimanere a Firenze. E poi c'è lui, il mister, Cesare Prandelli. Colletto rialzato, sguardo sereno ma concentrato, il tecnico è di sicuro il personaggio che catalizza le maggiori attenzioni. Sfilano tutti ordinati davanti ai flash, anche coloro che a prima vista non sono poi così riconoscibili.

Quello è Jefferson, no è Gulan, si confrontano fra loro i tifosi, e addirittura qualcuno scambia Diakhate con Papa Waigo, ma poco conta, il viola sulla maglia è lo stesso per tutti. La pausa dedicata al pranzo e al primo riposo in albergo scivola via tranquilla, quasi silenziosa, prima che la festa riprenda al campo sportivo dove, puntuali, alle 17 arrivano Pantaleo Corvino e Cesare Prandelli per la conferenza stampa. Sono in cinquecento almeno, i tifosi che attendono la squadra sulle tribune del campo e persino sotto il tendone dove il diesse e il tecnico stanno parlando, arrivano i cori della tifoseria. “Come ll'è bello Pantaleo” grida qualcuno e il sorriso che si disegna sulle labbra del mago di Vernole è tutto un programma. Anche Prandelli sorride. “Mister le voglio bene”. Due metri per due, un armadio a quattro ante con occhiale da sole da duro, si trasforma in un docile cucciolo davanti al “Maestro di calcio e di vita” come alcuni tifosi gli scrivono con uno striscione appeso sulle reti dello stadio che per il resto dell'anno è dell'Ac Sciliar. E poi ancora. “Suonaci il violino”. “Grande Giampaolo”. “Jovetic, Jovetic”. “Mara-Donadel”. La Fiorentina corre, Firenze Sogna.