TANTI AUGURI TRAP, Le dieci perle del mister
Fonte: sportmediaset.it
FirenzeViola.it
Tutti bravi a vincere coppe e scudetti, troppo facile, così come autoproclamarsi speciali. Giovanni Trapattoni, nato il 17 marzo 1939 a Cusano Milanino (allora piena campagna del Nord Milano) è speciale davvero. Perché da sempre si porta dentro la passione per il calcio, il talento che lo ha reso l'allenatore italiano più vincente di tutti i tempi. Soprattutto porta con sè, a dispetto di una fama planetaria, una carica umana che lo ha fatto amare ben oltre i patrii confini. Ed è per questo che oggi, suo 70.mo compleanno, lo vogliamo celebrare con un sorriso che in più di un caso esplode in una risata vera e propria, proponendo una sorta di "best of" (visto che ora l'inglese lo deve parlare pure lui) delle sue frasi celebri raccolte in giro per il web. Sfondoni o acrobazie dell'eloquio (qualche volta create ad arte) che hanno divertito e lo hanno reso uno dei pochissimi grandi del calcio acriticamente amato da tutti. Questa la nostra "top ten" (e dai, con sto inglese...)
1. Uno allenatore non è un idiota. Questi giochi, come due o tre giocatori erano deboli come una vuoto bottiglia. Strunz! Strunz! E' due anni qua, ha dieci partite giocato, è sempre infortunato. Cosa permettiamo? Strunz. Hanno molto simpatico compagni, mettete in dubbio i compagni! Devono mostrare adesso io voglio, sabato questi giocatori devono mostrarmi e i suoi fans devono da soli lo partita vincere. Io sono stanco adesso il padre di questi giocatori. Uno è Mario, uno, un altro è Mehmet. Strunz al contrario è uguale. Io sono terminato
2. Mai dire gatto se non ce l'hai nel sacco.
3. Non compriamo uno qualunque per fare qualunquismo.
4. C'è maggior carne al fuoco al nostro arco, anche se l'arco lancia le frecce
5. Giocatori con caratteristiche diverse poi si eludono a vicenda e diventa poi anche difficile proporsi in emozione come usate dire voi.
6. Sia chiaro pero' che questo discorso resta circonciso tra noi.
7. Il nostro caso e' prosa, non poesia.
8. Direi, forse, senza dubbio, forse che per vincere oggi ci è mancato un uomo, più che un uomo direi un uomo... (riferito all'assenza di Lothar Matthaeus)
9. Il propagandarsi o l'essere il protagonista comunque sulla base quotidiana dei mezzi di comunicazione, e' una esigenza che molti hanno ma che e' altamente inflazionistica.
10. Questo mio atteggiamento e' un attestato. E io ci credo molto perche' e' credibile.