SOUSA, Dalla carica alla "deriva" emozionale

24.12.2016 17:00 di  Luciana Magistrato   vedi letture
SOUSA, Dalla carica alla "deriva" emozionale
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Che Sousa ci consegnerà il 2017? Quello con la carica emozionale del suo arrivo a Firenze o quello scarico dell'anno solare successivo? Il 2015 aveva infatti regalato a Firenze un Sousa guru, una specie di santone che con belle parole e una straordinaria carica emozionale aveva conquistato tutti, pubblico e squadra. Trascinava le folle viola e soprattutto i giocatori orfani di Montella,  leader del gruppo come Borja e Gonzalo, al grido di "yes, we can" che tradotto in fiorentino significava "Sognare non fa male e aiuta a raggiungere i propri obiettivi”. Sousa aveva fatto di questo motto la ragione del suo lavoro e i risultati positivi arrivavano come le ciliegie ("vincere aiuta a vincere") e facevano il resto.

D'altronde le fonti d'ispirazione del portoghese sono "Living on the volcano" e "Eleven Rings" libri che parlano dei manager del calcio alla Ferguson e alla Wenger il primo, di "coach zen" e tecnici intesi come capo tribù il secondo, scritto dal coach Nba Jackson. E in effetti Sousa per alcuni mesi è stato tutto questo. Ma del santone vincente e convincente del 2015, nel 2016 è rimasto ben poco. Il portoghese è rimasto schiavo della delusione per un mercato a dir poco disastroso (quello di gennaio) che gli ha fatto venire meno quella carica emozionale che era alla base del suo lavoro e un po' anche del suo personaggio. A fine campionato forse un arrivederci sarebbe stata la fine più giusta ad una storia bella a metà ma Sousa si è trovato di fronte un nuovo dirigente, Corvino, che, così come lui, pensa che un progetto sia vincente se c'è feeling, unità di intenti e lavoro per un obiettivo e la voglia di riprovarci tutti insieme è stata fatale.

Purtroppo la cura infatti funziona a corrente alterna e Sousa, senza il conforto dei risultati, fatica a trasmettere quella carica appunto emozionale e quella voglia di spaccare il mondo per inseguire un sogno, sia al pubblico che alla squadra. A lungo andare anzi quel filosofeggiare e quell'insistere su "il livello emozionale" da raggiungere (che vuol dire tutto e niente) ha stancato un po' tutti, a partire da quei leader che prima lo seguivano ad occhi chiusi. Sousa d'altronde ha spostato l'accento su due richieste che gli ha fatto il dg, cercare di vincere un trofeo e valorizzare i giovani. E proprio sui giovani Sousa ha un certo ascendente e sta facendo davvero un buon lavoro perché dopo Bernardeschi sta rendendo un ottimo giocatore anche Chiesa. Sul primo obiettivo Sousa sta ancora lavorando certo, ma chissà che proprio dai giovani riceva una grossa mano a ritrovare entusiasmo e carica emozionale, magari in un 2017 migliore dell'anno che -fortunatamente- sta per finire.