INDOMITI
La verità spesso prende posizione tra gli estremi, a metà strada, ed è indubbio che una grossa differenza nella gara di ieri l’abbiano fatta la scarsa precisione di Mertens e Milik, ma la Fiorentina che stringe i denti e non si arrende al Napoli lancia segnali incoraggianti. Che questo gruppo sapesse reagire alle difficoltà era aspetto noto, meno conosciuta era la resistenza della squadra di Pioli. Che ieri, ridotta in dieci per l’infortunio a Pezzella quando non c’erano più cambi, ha saputo gettare il cuore oltre l’ostacolo e difendere il punto fino al fischio finale.
Un aspetto per niente banale, tanto più per una squadra che aveva già dovuto fare a meno fin dall’inizio di colonne portanti come Milenkovic e Benassi. Assenze alle quali si erano aggiunti il forfait di Laurini e il recupero di Vitor Hugo sul fil di lana. Complicazioni che nei primi minuti sembravano intimorire oltremodo la linea difensiva - inedita - ma che col passare del tempo sono diventati ostacoli che Ceccherini ed Hancko hanno superato.
Al resto c’ha pensato Lafont, per una sera più protagonista dei Chiesa e dei Muriel. In un match in cui gli attaccanti si sono soprattutto sacrificati il portiere francese ha abbassato la saracinesca, fornendo fior di parate su Mertens e su Zielinski, sfoderando istinti e tempi di reazione da predestinato. Tutti aspetti positivi, come la difesa tornata a non incassare gol o come un centrocampo che in assenza di troppa manovra ha saputo battagliare contro Allan e Ruiz (non propriamente gli ultimi arrivati).
Segnali di crescita che la Fiorentina aveva già mostrato certificati con 90 minuti fatti di cuore e carattere. Doti che questa squadra ha sviluppato partita dopo partita, e che certamente faranno molto comodo da qui a maggio. Giocando in questo modo, al cospetto di squadre meno attrezzate del Napoli, la Fiorentina potrebbe togliersi molte più soddisfazioni rispetto all’ultimo, timido, girone d’andata.