C'ERANO UNA VOLTA IL GENIO E LA SREGOLATEZZA
Guascone, furbone, campione maledetto, sfrontato, sfacciato. Mille epiteti ed un rimpianto. Quanto manca, Adrian Mutu, a questa Fiorentina. Per le giocate, per i gol, ma anche per il carattere. I viola d'oggi stentano a regalare prova d'attributi sul campo. Molli e fiacchi, spenti e scialbi. C'erano una volta le veroniche ed i sorrisi beffardi del Fenomeno, ci sono oggi le danze di Cerci ed i balletti di Ljajic. Altra storia, altra musica. Parlarne col senno di poi è pratica masochistica e forse inutile. Però il pensiero nasce spontaneo, visto che un giocatore dal carattere forte e deciso è stato sostituito con giovani con poco polso.
Al di là del rettangolo, questo è lapalissiamo, la storia cambia. Sregolato e scapestrato, l'Adrian di Calinesti ha lasciato da più parti tracce di sè. E non si tratta di rimpianti, dolceamari, ma di una fotografia scolorita che ricorda ai fiorentini un passato glorioso. Con questo anche le assenze più o meno giustificate, i lunghi forfait e la Viola nei guai quando mancava nel momento del bisogno. E' una questione di riflessioni sul carattere e sulla grinta, quella tirata fuori anche oggi da Jorgensen, che non popola lo spogliatoio della Fiorentina.
Lo si legge anche negli occhi di Delio Rossi: mancano i simboli ed i trascinatori. Quelli come il danese, quelli come Ujfalusi, quelli come Liverani. Domenica Mutu torna a Firenze, e chissà quale accoglienza gli riserverà il Franchi. Lui, genio e sregolatezza, che all'andata ha allargato il gomito su Cassani e si è fatto espellere. Lui, che aveva un carattere da leader. Quello che manca alla Fiorentina di oggi, molle e scialba, spenta e fiacca.