FRANCO ARTURI, Analizza il progetto viola
[...]Ecco perché chi esce da questa logica, come la Fiorentina, fa notizia,
riaprendo una strada che sembrava, almeno da noi, passata di moda: un ciclo fondato sui giovani. Il nostro campionato è scivolato indietro: la fiscalità premia la Spagna, il boom di pubblico esalta la Germania, il fascino intercontinentale tiene altissima la Premier. Reggiamo ancora il confronto con la Francia, non si sa per quanto. Prima o poi interromperemo la caduta, si spera. Ma intanto vale la pena di guardare con molta attenzione al progetto viola perché puntare su un nucleo di ragazzi d’avvenire, guidati da un tecnico come Prandelli particolarmente adatto a queste sfide, contiene tre risposte alla crisi: primo, garantisce ai tifosi una migliore identificazione rispetto alle
giostre di giocatori e nazionalità di molti club; secondo, mantiene i costi
ad un livello accettabile; terzo, dà un’immagine di stabilità in proiezione futura. Se sostituisci Toni con Pazzini, prendi Lupoli e Balzaretti, credi in
Montolivo e insegui Nocerino, ti assumi dei rischi, certamente, ma proponi un modello che è capace di tenere la squadra e l’ambiente contemporaneamente in due dimensioni: quella della realtà, o meglio del
realismo dei bilanci sani, e quella del sogno di una crescita collettiva e di
un’affermazione piena anche contro chi fa la voce grossa con 100 milioni di
euro in mano. E’ in questo modo che la Sampdoria di Mantovani, Boskov, Vialli e Mancini riuscì ad arrivare allo scudetto e alla finale di coppa Campioni. Non è passato un secolo. Non si vive di solo Milan-Inter e Juventus.
Il nostro calcio ha bisogno di alternative tecniche credibili: accanto a Roma e Lazio, che in qualche misura hanno fatto scuola, ora Firenze è la più spendibile perché ha una proprietà solida e un’idea alternativa di calcio. Il merchandising non è tutto, si può ancora scegliere la via del campo e credere in se stessi anche senza avere alle spalle una quindicina di scudetti e budget quasi illimitati. La Fiorentina non parte certo da zero in questa rincorsa: nell’ultimo campionato ha fatto 73 punti «reali»: senza
penalizzazione sarebbe stata terza a due punti dalla Roma, molto meglio
del Milan e della Lazio. Scava scava, si scopre che anche chi ha più soldi che tifosi, per esempio il Manchester United, pensa che sia meglio puntare sui Rooney o sui Cristiano Ronaldo o sui Giuseppe Rossi quando hanno 18 anni e non li conosce ancora nessuno. E pazienza se sir Alex Ferguson deve
aspettare tre anni per il primo gol di Cristiano Ronaldo in Champions: quando la stoffa è pregiata, prima o poi la si ritrova nelle migliori boutique. Del resto chi non crede nei giovani può prendere topiche brucianti: Roberto
Carlos era dell’Inter, Henry della Juve, Vieira del Milan. Tutti e tre hanno fatto
epoca altrove, purtroppo. Sia i Della Valle sia Firenze sanno stare da sempre sui mercati. Anche qui si può pensare in grande: da Batistuta a Mutu, il gol è
un’arte.