"O'LIONE" VINICIO RACCONTA LA SUA NAPOLI-FIORENTINA
"O'Lione". Così hanno soprannominato Luis Vinicus de Menezes, o più semplicemente "Vinicio", i tifosi del Napoli. Nato nel 1932 a Belo Horizonte, Brasile, cresce nelle giovanili del Botafogo per poi passare ai partenopei nel '55 dove resta per cinque stagioni. 69 reti in 152 presenze, poi il passaggio a Bologna e successivamente a Vicenza ed Inter, per poi concludere la carriera nuovamente nella Lanerossi. Da tecnico una luga trafila tra le serie inferiori, con doppia avventura a Napoli dove applica per primo in Italia in gioco all'Olandese. Firenzeviola.it ha contattato Vinicio per farsi raccontare la sua Napoli-Fiorentina, dall'alto dei suoi 76 anni e dei suoi 155 gol il 348 partite in A.
Impossibile non partire dal suo soprannome: "O'Lione".
"Me lo dettero i tifosi del Napoli quando giocavo al San Paolo, per la disponibilità, per la grinta e per la generosità con cui mi gettavo sempre su ogni pallone".
Con Napoli lei ha avuto un rapporto bellissimo, soprattutto con i tifosi. Il pubblico del San Paolo è una grande spinta per i giocatori, giusto?
"Decisamente. Il Napoli nella sua tana riesce ad incutere più paura, la spinta del catino del San Paolo è incredibile e la squadra diventa assolutamente più temibile. Si è visto anche in questa stagione Inter e Juventus hanno lasciato sotto il Vesuvio punti preziosi.."
Il pubblico partenopeo discute spesso sull'operato di Reja. Lei come lo valuta?
"E' una persona molto seria e composta con le persone. Lo ammiro perché ha preso il Napoli e lo ha riportato in A. E' una città complicata per il calcio e lui prosegue per la sua strada, facendo le cose che ritiene siano giuste. Sta svolgendo bene il suo compito, ripeto, il rapporto con Napoli non è facile per un tecnico".
Prandelli con Firenze ha un rapporto bellissimo. Come se lo spiega?
"Semplice: ha dimostrato di essere un grande tecnico ed una grande persona. Lo ha fatto vedere quando lasciò la Roma per i problemi che tutti sappiamo e per quello che sta facendo ora con i viola. La Fiorentina è tornata ad essere grande grazie soprattutto al suo operato".
Da attaccante di lungo corso, ci può dire la sua su Lavezzi e Pazzini?
"Sono due giocatori profondamente diversi. Lavezzi, che è già entrato nel cuore dei tifosi del Napoli, punta tutto sulla velocità e sulla tecnica nello stretto. Pazzini si sacrifica, è il classico attaccante italiano, che sà di avere "il bernoccolo" del gol, una dote importante per un centravanti".