OCCHI PUNTATI SU... Alessio Cerci e le lacrime di un cuore infranto
Quando le cose non vanno come vorremmo... Alessio Cerci si confessa ad una nota testata nazionale e promette, in caso di gol, la corsa liberatoria sotto la "Fiesole". Questo a suggellare una riappacificazione tra lui e Firenze che va pian piano sublimando. Passano appena 8 minuti dall'inizio di Fiorentina-Lazio, ed il "Garrincha di Valmontone" realizza il gol dell'1-0 raccogliendo un volitivo assist di Jovetic. Piccola parentesi: quello contro i biancocelesti è il decimo gol di Cerci nelle ultime undici partite ufficiali disputate dai viola... Se non è record, poco ci manca. Sfortuna, però, vuole che la Fiorentina attacchi nel primo tempo sotto la curva Ferrovia, vanificando così la benemerita intenzione di Alessio che, infatti, si limita ad esultare disegnando un cuore con la mano. Ed il dubbio si insinua: chi era il destinatario di quel cuore scolpito tra le dita? Uomo (inteso come tifoso) o donna? Curva o tribuna? C'è chi si è messo a studiare l'inclinazione dell'arto e giura fosse indirizzato verso la curva "Fiesole" (così, a compensare la mancata corsa promessa), noi sospendiamo il giudizio fiduciosi in una replica nel secondo tempo, così da fugare ogni dubbio ed omissione. L'occasione arriva, puntuale, al 68' quando Jovetic caracolla sulla sinistra, mette al centro teso, Silva disturba la retroguardia laziale con il pallone che giunge a Cerci. Solo, faccia a faccia col portiere laziale Marchetti. "Il nostro Messi" (così canta la Fiesole) si avventa sulla sfera e si apprestra a calciare un rigore in movimento: sarebbe il 2-1 (presumibilmente) senz'appello, nondimeno la beatificazione definitiva agli occhi del popolo viola. Sarebbe sopratutto la molla che lo spingerebbe sotto i suoi "nuovi" tifosi che non aspettano altro, solo un abbraccio collettivo per sotterrare definitivamente l'ascia di guerra.
E invece, quando le cose non vanno come vorremmo... Alessio calcia a colpo sicuro, ma l'estremo difensore respinge (bravura? Fortuna? Poco importa, comunque la palla non entra...) salvando la propria squadra da un tracollo imminente. E siccome in questo caso il diavolo fa le pentole e dimentica i coperchi, Klose (si, proprio lui, il braccio armato di Ovrebo) a cinque minuti dalla fine sbuca in mezzo al presepe della difesa viola e trafigge Boruc per il 2-1 finale. Gloria e disperazione del gioco del calcio, salita e discesa, dalle stelle alle stalle in pochi minuti, quelli che sono bastati ad Alessio Cerci per passare da eroe ad imperitura memoria, a campioncino incompiuto in attesa di maturazione. Ed il cuore? Che fine ha fatto quel gesto a metà tra la tribuna e la curva? Tra una (probabile) fidanzata come romantica destinazione e 23.000 cuori viola che attendevano sotto di loro la zazzera del romano ribelle? Ahimè, niente di tutto questo. Al 90' si contano le lacrime, i frammenti di un cuore infranto, sparsi chissà dove, e che nessuno ha avuto il coraggio di raccogliere. Troppa la delusione, troppa la rabbia accumulata, troppa l'attesa disillusa anche dopo le convocazioni di Cesare Prandelli. Il nome di Alessio Cerci non c'è, non ancora, ma siamo certi che verrà anche il suo momento. Forse chissà, se quel rigore in movimento avesse avuto un altro destino, un cuore, un sogno, batterebbe ancora.