MONTELLA, STAVOLTA L'HA PERSA LUI...
Mettiamola così, Montella si è preso un sabato "sabbatico" ed ha sbagliato tutto. Che poi se lo sia preso contro la miglior Roma della stagione, sta nell'imprevedibilità del calcio. Intendiamoci, nessuna pretesa di capirne più di Vincenzo (ci mancherebbe...) ancor meno mettere in dubbio il lavoro fatto fino ad oggi, ma gli errori sciorinati all'Olimpico sono talmente evidenti che andiamo sul velluto. Cominciamo dalla formazione iniziale: fuori Pizarro (ancora un abbraccio per il cileno) e si sapeva. Jovetic siede in panchina solo per presenza, Ljajic è infortunato. Manca quindi una seconda punta, manca una spalla per Toni che non può fare (non ce la fa più) reparto da solo. E allora Montella sposta Cuadrado tra le linee in appoggio a Luca e ripropone Cassani come quinto di centrocampo. Mai scelta fu più deleteria, con il colombiano pressochè nullo in quella posizione, colpevolmente strappato alla sua zolla preferita. Cassani poi è sembrato un ex in tutti i sensi: ex nazionale, ex palermitano, (a tratti è sembrato un ex giocatore) addirittura demotivato dopo giorni e giorni passati in panchina.
AQUILANI... CHI L'HA VISTO? Difficile giudicare la prova del "principino" (anche perchè è stata una "non-prova", nel senso che Alberto non ha proprio giocato) ancora più difficile comprendere l'ostinazione dell'aeroplanino nel tenerlo in campo per tutti i 90'. E' vero, da Aquilani ci si aspetta sempre il coniglio che esce dal cilindro, ma dopo un primo tempo non pervenuto, asfaltato, fagocitato dai centrocampisti giallorossi, senza proporre filtro, senza tentare un barlume d'impostazione, il cambio nell'intervallo si rendeva come minimo obbligatorio. E invece Montella gli ha dato fiducia fino alla fine, senza esserne minimamente ripagato. Sopratutto, con lui sul rettangolo verde, la Fiorentina ha giocato in dieci uomini per tutta la partita.
TOTTI, LIBERO DA IMPEGNI - Si è visto subito, "er pupone" fungeva da fulcro imprescindibile della manovra romanista, la condizione fisica era quella dei tempi migliori (il suo fisico asciutto, poi, parla più di mille giocate), il pressing ossessivo dei compagni di reparto creava spazi nei quali Francesco si gettava a percussione. In più Totti aveva voglia, era inspirato... sopratutto era senza marcatura. Sarà retaggio di un calcio vecchio, antico, vetusto e superato (e Dio sa quanto a noi non piaccia, anzi ci disgusti...) ma una sana marcatura a uomo, chessò un normale Migliaccio che mordesse le caviglie del capitano giallorosso, non avrebbe stonato. Anzi... avrebbe denotato umiltà nel riconoscere la superiorità dell'avversario, nel capire che non sempre si può fare il Barcellona, che a volte si può fare anche l'Ascoli... o l'Avellino dei bei tempi.
COME SI CAMBIA... Per non morire, cantava qualcuno. E stasera qualcosa bisognava cambiare. Intanto: perchè esporre Toni a figuracce simili? Perchè lanciarlo in velocità quando non ci può arrivare? (non è colpa sua, ha 35 anni...) Perchè quindi non cambiare sistema di gioco e ricorrere (per una volta) al lancio lungo? Si sarebbero ottenuti due risultati: sfruttare la fisicità di Luca nel tener palla e far salire la squadra, saltare il centrocampo della Roma che stasera andava al doppio della velocità, arrivava sempre primo sul pallone, raddoppiava e ripartiva creando sovente la superiorità numerica. Lo sappiamo: le squadre di Zeman sfuggono alla normalità, sopratutto se in buona condizione fisica. Pochissime squadre, a quel punto, possono contrastarle sullo stesso piano: sul ritmo, sul pressing, sulla manovra, sull'uno-due... Tanto meno la Fiorentina vista all'Olimpico. E allora meglio strambare su un normale contropiede, difesa compatta e ripartenze, come insegna il vecchio calcio all'italiana. Bastava farlo una sola volta, senza per questo rimangiarsi niente, senza abiurare nessun principio di gioco. Bastava farlo stasera, contro la Roma di Zeman, e forse parlavamo di un'altra partita e di un'altra classifica.