CESARE, ROBY, ED IL CUORE DI FIRENZE

06.12.2011 00:48 di  Stefano Borgi   vedi letture
Stefano Borgi
Stefano Borgi
© foto di Firenze Viola

Chi ha detto che Firenze è provinciale? Chi ha detto che Firenze è vanitosa? E chi ha detto che Firenze è litigiosa, permalosa, rancorosa... Chi ha detto che Firenze è fredda, diffidente, bottegaia... che Firenze giudica, critica, pretende senza dare, senza concedersi... Chi ha detto, poi, che Firenze ed i fiorentini sono antipatici, scontrosi, boriosi, presuntuosi...? Beh, chi lo ha detto si sbaglia di grosso. Chi ancora lo pensa doveva esserci ieri, intorno alle 16, nel salone de '500 in Palazzo Vecchio. Doveva vedere l'affetto, l'amore che Firenze ha riversato su personaggi che hanno fatto grande l'Italia, così... senza secondi fini, mossa solo da un sentimento di riconoscenza, seguendo la voce del cuore (certo, in qualche caso senza esagerare). E parliamo di Marcello Lippi (appunto...), Michel Platini, Arrigo Sacchi, Pierluigi Collina, Giancarlo Abete, Gianni Petrucci, Adriano Galliani... Ebbene si, Firenze li ha applauditi, ha riconosciuto loro dei meriti, sopra le parti, sopra le bandiere, superando gli schieramenti del tifo. Abbiamo detto applausi, riconoscimenti di stima, apprezzamenti a piene mani. Fino all'ingresso in sala di Cesare Prandelli e Roberto Baggio. A quel punto la temperatura è salita, lo sguardo della gente è cambiato, quello dei bambini, dei giornalisti (si, anche loro, che dovrebbero essere super partes ma che, invece, nascono e muoiono tifosi), qualche occhio si è persino inumidito. E tutti si sono alzati in piedi. Prima Roby poi Cesare, tutti e due uniti dal cuore di Firenze che non smette di battere, che riconosce l'amore a prima vista anche a distanza di anni.

Tra i due, storie certamente diverse: Baggio scelse la Juventus ed ha probabilmente sprecato l'occasione di diventare il giocatore più amato della storia viola (ebbene si, avrebbe potuto addirittura superare Antognoni nel cuore dei tifosi). Ciò nonostante, quando è apparsa la chioma ridotta (sopratutto se paragonata a quella di un tempo), imbiancata, e quella pancetta da pensionato del pallone, la platea si è sciolta in un interminabile applauso. Cesare, invece, ha scelto Firenze per sempre. Ne ha assaporato ogni istante, ogni momento, mancando (ahimè) solo il passaggio dell'ultimo chilometro, fermato a pochi metri dal traguardo. Cesare, seppur di poco, ha vinto il confronto con Roby Baggio nell'applausometro di Palazzo Vecchio, e per lui si è trattata di una vera e propria "Standing Ovation". Applausi per tutti dicevamo: per Lippi (finalmente senza l'accompagnamento del famoso coro...), per Galliani che ha candidamente confermato di averci provato con Montolivo, e che appena possibile ci riproverà. Per Platini (ci duole dirlo, l'unico che non si è fermato, che non si è concesso a foto ed autografi...) juventino d.o.c ed ex-compagno di Prandelli alla Juventus. Per Abete e Petrucci esponenti di quel Palazzo storicamente "detestato" (eufemismo) dalle parti del Ponte Vecchio. Per Collina in rappresentanza degli arbitri (inutile aggiungere altro), per Sacchi che ha avuto parole commoventi per Socrates, il dottore che nella stagione '84-'85 non riuscì a guarire la Fiorentina. Sullo schermo, intanto, andavano le immagini di Ferruccio Valcareggi, Artemio Franchi, Fulvio Bernardini, Gaetano Scirea, Gigi Riva... una fantastica e commovente "hall of fame", alla quale mancava solo il simbolo della Firenze calcistica... Giancarlo Antognoni. Ci è dispiaciuto molto, ma questa è un'altra storia. Insomma... applausi, applausi per tutti. Nessuno escluso. Forse chi non ci conosce nutriva qualche dubbio, ma il cuore di Firenze non tradisce mai.