STORIA VIOLA, Col Torino nell'84...che spettacolo!

22.01.2009 15:22 di  Stefano Borgi   vedi letture
Fonte: Stefano Borgi per FV
STORIA VIOLA, Col Torino nell'84...che spettacolo!

Personalmente la considero una delle partite da inserire nella top-five che compongono la gloriosa storia viola. Sto parlando di Fiorentina-Torino 4-1 del 22 gennaio 1984. Ai lettori più giovani di Firenzeviola voglio dire che quella era una squadra che faceva innamorare, con una difesa antesignana dell'attuale 3-5-2 che schierava Massaro numero cinque e con un centrocampo formato da Oriali, Pecci e Antognoni, mix perfetto di forza, sagacia tattica e classe cristallina. Quella squadra sapeva offrire ogni domenica uno spettacolo che era pura gioia per gli occhi e per il cuore di ogni tifoso viola. Non nego che a parlare di quella stagione e di quella partita in particolare mi salgono ancora i brividi e scusate se esterno sensazioni personali ma credo che le mie siano le stesse provate dalla maggior parte dei tifosi dell'epoca.

 

Ma andiamo con ordine, raccontando quello che fu un vero e proprio inno al gioco del calcio. Innanzitutto una premessa: quel giorno il Torino, allenato da Eugenio Bersellini, si presentò al "Comunale" secondo in classifica, con soli 8 gol al passivo, e si era alla 17° giornata. Al 90° saranno 4 i gol subiti dai granata, la metà esatta di quanti ne avevano incassati in 7 mesi di campionato. Questo rende a sufficienza l'idea della forza devastante che sapeva esprimere quella Fiorentina ed il divario tra le due squadre, quel pomeriggio, poteva essere anche più largo. Cronaca: giornata piovosa che rese il tutto molto "inglese" ed a sbloccare il risultato, al 21', fu invece un argentino, il "puntero", al secolo Daniel Ricardo Bertoni. Era in giornata di grazia Daniel e da parte sua furono 90' minuti di sublimazione calcistica. Non si limitò, infatti, a fare gol ma sfornò assist in quantità industriale, e su l'ennesimo del primo tempo, al 45', Paolone Monelli realizza il 2-1. Già, perchè al 35' un altro argentino, stavolta con la maglia del toro di nome Patricio Hernandez (da non confondere col cantante della celeberrima Born to be alive) aveva provvisoriamente pareggiato concludendo un contropiede rifinito e confezionato da Dossena. Dicevamo del raddoppio di Monelli: fuga sulla sinistra di Bertoni, cross dalla linea di fondo effettuato magistralmente di sinistro (quando aveva voglia il "puntero" era anche ambidestro) e colpo di testa da vero centravanti che non lasciò scampo al portiere granata Terraneo. Fiesole in delirio e "Anatrone" che salta i tabelloni pubblicitari e va a raccogliere l'abbraccio dei ragazzi della curva. Il secondo tempo è, più del primo, una sinfonia viola. Sale in cattedra Pasquale Iachini, ala vecchia maniera, velocissima, che calciava indifferentemente di destro e di sinistro, abile nel cross come nessuno. Sotto la Ferrovia le folate dell'esterno teramano si fondevano con il vento alzato dalla giornata "uggiosa" (come avrebbe cantato Battisti) per dar vita a raffiche insostenibili per la difesa del Torino. E fu così che al 66' ancora Bertoni e 4 minuti dopo di nuovo Monelli portarono a quattro i gol viola, entrambi realizzati su mirabili inviti di Iachini. Finale: Fiorentina batte Torino 4-1 e viola che balzano al secondo posto della classifica alle spalle di una Juventus stellare guidata da Platini e Boniek.

 

A proposito, proprio il francese dette l'imprimatur alla stagione viola investendo i gigliati del ruolo di squadra che praticava il miglior calcio del campionato. Lo diceva in modo sincero ed il bello è che aveva pienamente ragione. Ma, ahimè, la sfortuna più nera era lì, dietro l'angolo. Sette giorni dopo la Fiorentina espugna Ascoli ancora con una doppietta di Daniel Bertoni e poi...il dramma. Il 12 febbraio, contro la Sampdoria, Antognoni si fratturerà tibia e perone in uno scontro fortuito con il doriano Luca Pellegrini e con le urla disperate del "Capitano" se ne vanno anche i sogni di gloria dei ragazzi di "Picchio" De Sisti. I viola termineranno il campionato con un onorevolissimo terzo posto, certamente esiguo per il valore di quella squadra e per il gioco espresso che per lunghi tratti della stagione sfiorò la perfezione.