STILE BORJA
Nel calcio, come nella vita, ci vuole classe nel fare qualsiasi cosa. Ci vuole classe nell'accettare una sconfitta (prendiamo ad esempio il rubescente Mazzarri), ci vuole classe (e sopratutto rispetto) nel festeggiare una vittoria (leggi alla voce Antonio Conte) e ci vuole, come nel caso di Borja Valero, una naturale ma non per questo meno preziosa classe nel saper prendere un cartellino giallo. Non un'ammonizione qualsiasi, ma un cartellino che vale la squalifica per il prossimo turno, quando i viola saranno di scena in un Is Arenas dalla presenza di pubblico ancora incerta per rincorrere fino allo spasmo il proprio sogno europeo.
Il giallo di Borja, però, non è figlio di una momentanea rabbia repressa sfogata sulla prima caviglia di un avversario, e non è nemmeno la conseguenza più normale di un 'vaffa' galeotto provocato da una decisione arbitrale assurda. L'ammonizione del numero 20 viola, sul quale pendeva il rischio squalifica da oltre un mese, è stata infatti comminata a seguito di una banale perdita di tempo su una punizione in favore dei viola, un modo come un altro non solo per rallentare il gioco e per permettere ai viola di restare in vantaggio ma anche (e sopratutto) per togliersi dalla testa anche la pesante spada di Damocle della squalifica, che sarebbe potuta verificarsi sciaguratamente in occasione dell'attesissimo scontro del Franchi col Milan in programma domenica 7 aprile.
Una lezione di stile, dunque. Un ennesimo capitolo del galateo del calcio spiegato dal professor Valero. Perché anche nel prendere o nel cercare un cartellino giallo ci vuole il suo stile e la sua classe.