QUEL CHE È DI MARIO

20.05.2015 18:00 di  Andrea Giannattasio  Twitter:    vedi letture
QUEL CHE È DI MARIO
FirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca

Il comunicato della Fiesole di lunedì mattina, che ha seguito di qualche giorno le esternazioni polemiche di Vincenzo Montella, ha sollevato un grande polverone attorno alla Fiorentina, nonostante un 5° posto ormai consolidato, due semifinali di Coppa disputate ed un Europa League che, nella prossima stagione, i viola si apprestano a vivere ancora una volta da protagonisti. Tra i temi che hanno suscitato maggior clamore c’è sicuramente quello relativo al presidente esecutivo Mario Cognigni, bollato dalla curva come un elemento estraneo al mondo viola ed invitato a più riprese a presentare le proprie dimissioni. La levata di scudi in difesa del numero uno viola, però, non ha tardato ad arrivare, con Andrea Della Valle prima ed il ds Daniele Pradè poi che hanno preso immediatamente le parti del dirigente marchigiano, uomo di fiducia di Diego Della Valle e dirigente della Fiorentina fin dalla rinascita del 2002: un personaggio, però, mai entrato nei cuori in gran parte della tifoseria viola.

I numeri e la matematica, del resto, fanno spesso male nella realtà dei fatti e quando poi nel calcio si cerca di conciliare i sogni di gloria con conti e bilanci in regola, difficilmente si riesce a trovare un punto di incontro. Eppure, come ha tenuto a sottolineare nel post-partita di lunedì sera Eugenio Giani, delegato CONI di Firenze, il merito dell’arrivo di Mohamed Salah in maglia viola nella sessione di mercato di gennaio è effettivamente da ascrivere a Mario Cognigni, che grazie ai suoi buoni rapporti con il procuratore Fali Ramadani ha curato in prima persona non solo la cessione (per 30 milioni) di Juan Cuadrado, che in Premier in questi cinque mesi è riuscito a mettere insieme la "bellezza" di 273’ in 11 partite (una media di 25 minuti scarsi a gara…), ma soprattutto l’approdo sulle rive dell’Arno del “Messi delle Piramidi”, che dopo un inizio mostruoso ed una più che naturale flessione, in questi ultimi turni ha ritrovato con regolarità la via del gol. Un affare di alto livello, acclamato da tutti (tifosi in testa), che ha saputo portare ai viola reti e punti necessari per tagliare il traguardo europeo anche per la prossima stagione (che vedrà Salah ancora protagonista in viola). 

Un colpo di mercato che del resto ne seguiva un altro altrettanto importante, formalizzato il 19 gennaio scorso: ovvero il rinnovo fino al 2019 di Stefan Savic. Un prolungamento su cui la Fiorentina lavorava da mesi ma che solo grazie alla pesante intercessione di Cognigni ha saputo trovare la parola fine in breve tempo (così come era avvenuto tempo addietro con Cuadrado). È avvenuto tutto in un pomeriggio di gennaio, quando presso l'Hotel Villa Medici, lontano da occhi indiscreti (persino quelli di Pradè e Macia, tenuti all'oscuro), il numero uno viola, il montenegrino ed il suo manager Zarko Pelicic si sono detti sì almeno per le prossime quattro stagioni. Quando si dice "Dare a Cesere quel che è di Cesare". Ma in questo caso, però, tutti i meriti vanno a Mario.