QUANDO UN'INTUIZIONE DIVENTA CAPOLAVORO: BIRAGHI L'ULTIMO VIOLA IN CERCA DEL PUSKAS

28.02.2023 20:00 di  Alessandro Di Nardo   vedi letture
QUANDO UN'INTUIZIONE DIVENTA CAPOLAVORO: BIRAGHI L'ULTIMO VIOLA IN CERCA DEL PUSKAS
FirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca 2023

-Cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione- raccontava il Perozzi in Amici Miei. Chissà se all'89' di Hellas Verona-Fiorentina, dopo il fischio di La Penna per un fallo a centrocampo ai danni di Rolando Mandragora, a Cristiano Biraghi è guizzata in testa questa massima che sintetizza al meglio quanto prodotto pochi istanti dopo dal capitano della Fiorentina.

Il punto esclamativo nella bella vittoria della Fiorentina a Verona non è catalogabile come gol della domenica -effetti collaterali del calcio spezzatino- ma è comunque un'intuizione degna di essere celebrata. Fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione: c'è tutto questo nell'arcobaleno che Biraghi disegna col suo mancino nel cupo cielo del Bentegodi, trasformando un'innocua punizione a cinquanta metri dalla porta in uno dei gol più belli di questa stagione e rendendo un non indimenticabile posticipo del lunedì pomeriggio più facilmente ricordabile per i posteri. Aggiungiamoci pure una manciata di furbizia, per alcuni anti-sportività, visto che il capitano della Fiorentina colpisce nel momento in cui il compagno Mandragora è a terra ed alcuni difensori di casa sono impegnati nel protestare per la punizione assegnata, mettendo a repentaglio per qualche minuto un gemellaggio decennale.

Rete alla Mascara, o alla Verre, l'artista che più recentemente si è cimentato nell'uccellare il portiere da distanze insensate; difficile risalire all'origine del "gol siderale"; quello di Biraghi è un gol che ha tanti illustri precedenti.  A livello strettamente "geografico", il precursore di Biraghi può essere considerato Fabio Quagliarella, che nella stessa porta 16 anni fa shockò la Serie A con uno dei suoi primi capolavori balistici in un Chievo-Sampdoria.

Per dinamica però l'antenato più simile sembra quello segnato da Josip Ilicic in un Torino-Atalanta passato alla storia per la perla da centrocampo del talento sloveno, anche questa originata da una punizione battuta lestamente. In questo caso il particolare che forse impreziosisce ancor di più la rete del numero tre viola sta nel fatto che, a differenza della prodezza di Ilicic, quella del Bentegodi è stata un vero e proprio fulmine a ciel sereno che ha sorpreso completamente, oltre che il portiere Montipò, anche la regia di DAZN, che si è completamente persa il 3-0.

Se ripensiamo a gol simili siglati in maglia viola la memoria corre subito ad una prodezza sfornata da Facundo Roncaglia in un Fiorentina-Napoli del 2013, con la discriminante che in quel caso il gol è forse più una responsabilità di De Santis, che calcola malissimo l'uscita sul pallone in profondità, che una vera e propria volontà dell'argentino, premiato oltre modo per un lancio velleitario. I due gesti tecnici molto diversi sono però legati da una curiosa statistica: prima di Hellas Verona-Fiorentina, la rete segnata da maggior distanza nella storia della Serie A era stata proprio quella firmata da Roncaglia contro il Napoli (61, 6 metri) . Biraghi ha avvicinato il record del campionato italiano trovando la porta da 57,91 metri di distanza.

Indietro veloce fino a all'ottobre 2004: in questa rassegna di golazos da posizioni impossibili in salsa viola da citare anche Christian Obodo ed una soluzione estemporanea (in questo caso più vicina rispetto alla punizione di Biraghi) contro il Lecce in un match vinto per 4-0 dalla Fiorentina.

Il capostipite in viola è però Paolo Monelli, che nel gennaio 1987 impreziosisce una storica vittoria della Fiorentina contro un Napoli lanciato verso lo scudetto con un destro scagliato prima del cerchio di centrocampo a punire un'uscita scriteriata di Garella. Se parliamo di gol da Puskas ante-litteram è però impossibile non citare quanto fatto da Mauro Bressan il 2 novembre 1999. Era un Fiorentina-Barcellona, gara passata alla storia non tanto per il finale (3-3) ma per il capolavoro fornito dal centrocampista della Fiorentina, che decide di trasformare un pallone che spiove sulla trequarti in prequel di un'opera d'arte sfoderando una rovesciata tanto inaspettata quanto clamorosa che lascia tutto il Franchi a bocca aperta per una rete tutt'oggi simbolo della Champions League.

Distanza diversa, coefficiente di difficoltà sicuramente maggiore, ma sia nel gesto di Bressan che in quello di Biraghi si ritrovano le caratteristiche del colpo di genio - fantasia, intuizione, decisione, velocità d'esecuzione.