NATALE A CASA KALINIC, T'immagini se...
A pranzo, sul lungo mare di Spalato, con l’agente di Kalinic, l’allenatore del RNK Spalato (2° squadra della città, in cui è cresciuto anche Rebic), il collaboratore tecnico della Dinamo Kiev, il preparatore atletico dello Shakhtar Donetsk e il medico sociale del West Ham di Slaven Bilić. No, non è una barzelletta, né il racconto della trama di un film. A casa Kalinic questa è la normalità. Il calcio è tutto e non si parla d’altro. Lui e Tomo (Tomislav Erceg, suo “fratello” e nel tempo libero anche procuratore ) sanno bene di essere stati baciati dalla fortuna e non perdono occasione per ricordarlo.
Spalato ti rapisce per i suoi colori, le sue bellezze (paesaggistiche e non…) e la sua inconfondibile identità. Il lungo mare è una cartolina che tiene in ostaggio lo sguardo dei passanti e che si perde in uno scorcio spettacolare culminante con un’immensa bandiera croata. Identità, fratellanza. Insomma la sensazione è fin da subito quella di un’unica, grande famiglia. Colore preferito, inclinazione politica, amanti del pesce o della carne. La famiglia talvolta si divide, è chiaro, ma quando c’è da fare sul serio, nessuno ha più dubbi. Spalato è sinonimo di Hajduk e viceversa. In città il simbolo dell’HNK riecheggia in ogni angolo, dalle mura dioclezianee del 300 d.C., fino alle strade gremite della periferia. Murales mozzafiato (guai a chiamarli graffiti), che non lasciano spazio a interpretazioni. “Le persone che non tifano Hajduk conosciute nella mia vita le conto sulle dita di una mano. Non esiste, non è concepito per noi. La seconda squadra è il RNK Spalato, ma credo che neanche i familiari dei giocatori tifino per loro (ride, ndr). L’HNK è tutto qui, ma penso lo abbiate capito in questi giorni”. Ci racconta Tomo. Sì, qualcosa, per la verità, avevamo intuito…
Semplicità. Questa sconosciuta. Valore che, per forza di cose, mal si coniuga col mondo del calcio e che invece la grande famiglia di Spalato utilizza proprio per ammaliare gli increduli visitatori. Per noi è come vivere un sogno. Poche parole e nessuno spiraglio alla retorica. L’esperienza è di quelle difficilmente descrivibili, ma per Tomo e gli altri 4 personaggi in cerca d’autore, tutto è clamorosamente normale. Goran Sablic, attuale tecnico del RNK Spalato (4° nella massima serie croata) ed ex giocatore di Hajduk e Dinamo Kiev, curioso, ci chiede come stia procedendo l’avventura di Rebic in maglia viola. “Grande talento, ma quante ne combinava…”, ci confida. Niente di nuovo, il profilo è quello che già conosciamo. “Forse è arrivato troppo presto a Firenze. Gli è mancato il passaggio intermedio. Quando giochi per il RNK hai poche pressioni e allo stadio ci sono al massimo 4mila persone. Gli avrebbe fatto bene qualche anno nell’Hajduk. La Torcida ti forma e ti aiuta a crescere (ride, ndr)”, continua Goran. Silenzio, blocchetto e penna.
Ci abbiamo provato in ogni modo, davvero, ma proprio non ce l’abbiamo fatta a rifiutare. Zagor (proprietario del ristorante e amico fraterno di Tomo) si sarebbe offeso e, sinceramente, ci sembrava molto scortese… Frittelle di pasta con grappa e uvetta, pane fatto in casa, prosciutto dalmata affumicato, formaggio pecorino e insalata di crauti e salsiccia. Sì, anche noi pensavamo di aver finito e invece era soltanto l’antipasto. Il resto lo lasciamo all’immaginazione, anche se alla fine l’applauso per Zagor è stato il minimo. Stra-ordinario. Fermo immagine, giusto così, tutto troppo bello per rischiare di non essere immortalato. Incrociamo i nostri sguardi persi tra stupore e gratitudine.
Dubbi, paure, insicurezze ma tanta tanta voglia di fare e conoscere. La certezza, dopo questa incredibile esperienza, è che il bagaglio sia molto più pesante rispetto alla partenza.
Sentito, di cuore. Grazie Tomo! Grazie Nikola!
TO BE CONTINUED...
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