FIORENTINA, La Uefa, la rabbia e l'orgoglio

15.05.2008 11:00 di  Tommaso Loreto   vedi letture

Faceva un certo effetto, ieri sera, osservare la finale di Coppa Uefa fra Zenith e Rangers. E chissà in quanti, a Firenze, hanno seguito la finalissima con un leggero fastidio che partiva dal basso ventre e si dipanava per tutto il resto del corpo. Al di là dei valori in campo, di sicuro, quel che più colpiva era immaginare i colori viola incastonati nel gioiello dello stadio di Manchester. Una serata che profumava di grande Europa e di grande calcio, un'atmosfera da grande occasione, una serata che la Fiorentina si era ampiamente meritata.

 

Perchè se è vero che Zenith e Rangers hanno onorato l'occasione, mettendo in campo grande generosità e facendo vedere anche un buon calcio, è altrettanto vero che gli scozzesi, al solito, hanno evidenziato tutti i propri limiti. E la Dea Eupalla, stavolta, non ha avuto pietà di loro. Così come li aveva sospinti verso i rigori e verso la qualificazione nel doppio scontro con i viola, così ieri li ha condannati. Il calcio, del resto, è anche questo. Due azioni fatte di tocchi di prima e verticalizzazioni (a proposito....capiamo bene il perchè l'Arsenal si sia inserito nella corsa ad Arshavin...) e lo Zenith ha infilzato la retroguardia di Smith come una lama nel burro. Due azioni che i viola, in 210 minuti, non sono riusciti ad imbastire. E andata così, ma che peccato...

 

Ma la stagione viola è comunque di quelle da far gonfiare il petto. Certo, osservare la premiazione dei russi, immaginiamo abbia creato qualche problema di digestione a tutti (perchè è inutile nascondere che in molti, in quel momento, pensavano a Prandelli e ai suoi ragazzi sommersi dai coriandoli) ma ripensando alla corsa Uefa della Fiorentina non c'è altro che da applaudire. Prestazioni indimenticabili (Eindhoven su tutte), un "Franchi" bello di notte come nelle migliori occasioni e lezioni di stile esportate fuori Italia. La Fiorentina, quest'anno, ha lasciato un marchio indelebile in Coppa Uefa. E per questo merita tutti gli applausi del mondo. E poi, infondo, questa doveva essere la vera palestra per sognare quella competizione che, oggi, nemmeno vogliamo nominare...