DALLA CHAMPIONS CON LA JUVE ALLE LACRIME DI PIRLO
Caroselli rimandati, magliette celebrative riposte con cura nell’armadio e rientro amaro e silenzioso in Italia. La Juventus non è riuscita nell’impresa di battere il Barcellona e alzare per la terza volta la coppa dalle grandi orecchie. Troppo forti quei tre davanti, troppo forte il Barcellona di Luis Enrique, forse più forte addirittura degli “extraterrestri" di Guardiola. La Juventus è caduta sotto i colpi di Rakitic, Suarez e Neymar. Le lacrime di Pirlo non hanno certamente trovato seguito a Firenze, dove il destino di un’intera città si intreccia comunque con la nefasta notte bianconera. Dopo lo strappo di ieri infatti (LEGGI QUI), sul futuro di Vincenzo Montella aleggia prepotentemente l’ombra di Paulo Sousa. Attuale allenatore del Basilea - in campo in questi minuti per il double (scudetto e Coppa di Svizzera) - Sousa era in campo anche nell’ultima vittoria in Champions League della Juventus nel 1996. Giocatore dalla classe sopraffina, vero e proprio metronomo del centrocampo, in Italia ha poi giocato anche con Inter e Parma. Un passato glorioso nella Juve, ma anche nel Borussia Dortmund, dove nel 1997 (un anno dopo la vittoria con la Juve) sconfisse proprio i bianconeri nella finale di Champions.
Croce e delizia della Juventus. Nelle ultime ore la sua candidatura sta prendendo sempre più campo e sembra essere davvero lui l’unica alternativa a Montella per la panchina viola. Positivo il faccia a faccia avuto di recente con Daniele Pradè (LEGGI QUI), che è rimasto piacevolmente colpito dalla personalità e dallo spessore del portoghese. Ora resta da sciogliere il rebus Montella, che dopo la battaglia di comunicati di giovedì scorso, è partito per le vacanze dando appuntamento alla società ai primi di luglio. I DV non sembrano aver preso bene - per usare un eufemismo - la provocazione del tecnico e il clima è ormai gelido. Salutarsi rescindendo il contratto, esonerarlo continuando a pagargli l'ingaggio, oppure continuare con lui cercando di tamponare il più possibile gli inevitabili strappi maturati negli ultimi giorni. Non resta che aspettare. Ancora.