TARDELLI, Juve non sei cambiata

Vi proponiamo l'intervista che ha rilasciato Marco Tardelli a la Repubblica
15.06.2007 09:28 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: la Repubblica

Marco Tardelli, perché si è dimesso dal cda della Juventus?«Perché la mia idea di calcio non è compatibile con quella che sta portando avanti la società. Gliel´ho anche detto, nell´ultimo consiglio di amministrazione. Siccome la pensiamo in maniera differente, mi sembra giusto andarmene: cosa ci sto a fare qui?».
Sembrava che però avesse cambiato idea, che avesse riconquistato considerazione: cos´è cambiato?«Nulla. Le dimissioni non le ho mai ritirate, avevo solo evitato di consegnarle perché prima volevo che la squadra tornasse in serie A e la società trovasse il nuovo all´allenatore. Non mi sembrava giusto rompere le scatole in quel momento. Adesso che si è tutto sistemato, il mio addio darà meno fastidio».
Ma non era stato lei a caldeggiare l´ingaggio di Ranieri?«Ho semplicemente suggerito il suo nome, dopo essermi accorto che non c´era nella lista dei papabili. Sono stati poi altri, a decidere».
Perché lei e la Juve vedete il mondo in maniera diversa?«Avevo in mente la possibilità di contribuire al cambiamento, avevo in mente l´ideale di una società trasparente, basata sull´etica e sulla morale. Credevo che cambiando la Juve avremmo potuto provare a cambiare il calcio in generale. Evidentemente la mia era un´utopia, nient´altro che un´utopia».
Non è semplicemente deluso perché la Juve non le ha dato potere decisionale?«Certo, anche questo conta. Io non sono uomo da cda, sono un uomo di calcio. Ma non volevo fare l´allenatore né dirigere il mercato, anche perché non voglio che si dica che Tardelli fa la cresta sulle compravendite.

Avrei voluto, però, poter almeno esprimere il mio parere, avere un minimo margine operativo: avrei dato anche dei pareri, se soltanto me ne avessero chiesti. In fondo ci ho messo la faccia, quando servivano facce nuove. Ma il processo di trasparenza, che era cominciato bene, si è interrotto troppo in fretta».
Lei e Bettega siete incompatibili?
«Guardi, io non ho niente contro Bettega, l´ho giusto incontrato una volta in ascensore. Però penso che lui faccia parte della triade, nel bene e nel male. Se questa dirigenza crede che lui non sia coinvolto con quello che è successo, allora deve reintegrarlo nel consiglio e restituirgli il ruolo di vice-presidente che aveva prima, altrimenti deve allontanarlo dalla società, tagliare di netto con lui. Mantenerlo in un ruolo ambiguo come quello di consulente non è trasparente, non è etico, non è morale. Queste cose, sia ben chiaro, le ho dette anche nell´ultimo cda».
Ha già comunicato le dimissioni a qualcuno?«Ho cercato il dottor Sant´Albano, ma la segretaria mi ha detto che non c´era. Blanc e Cobolli Gigli? No, io parlo solo con Sant´Albano».
C´è la possibilità che la sua decisione rientri?«Impossibile. Dovrebbero succedere troppe cose che invece non succederanno».
Si sente sconfitto?«No, però sono state sconfitte le mie idee, il mio modo di vedere il calcio e di pensare. Lo dico con grande rammarico».
E per la Juve è una sconfitta, secondo lei?«Questo è un problema loro, non mio».