POLVERE DI STELLE, Riga-gol e la "Classe operaia"

Riprendiamo quest'articolo pubblicato sul brivido sportivo a firma di Indro Belleri, una delle migliori firme fiorentine. Ci parla di Christian Riganò e ci dipinge un quedro a tratti commovente del centravanti della resurrezione.
09.03.2008 10:00 di  Stefano Borgi   vedi letture
Fonte: Il Brivido Sportivo

Nella vita del tifoso viola esistono dei punti fermi, riferimenti imprescindibili, immagini indimenticabili. I due scudetti, il cuore di Antognoni che si ferma, Batistuta che zittisce il “Nou Camp”, Baggio che non calcia il rigore e poi raccoglie la sciarpa…e il primo agosto del 2002. Dalle ceneri della Fiorentina di Cecchi Gori nasceva quel giorno la Florentia Viola di Della Valle e la ricostruzione porterà il nome ed il volto di un centravanti – operaio, tale Christian Riganò. Più che a una storia siamo di fronte ad una favola che come tutte le favole godrà di un lieto fine, costruita attraverso mille difficoltà, infinite umiliazioni, speranze quasi sempre disattese, fino al giorno in cui un principe azzurro di nome Giovanni Galli bussò alla porta della Cenerentola di Lipari.

 

Non si può confutare la storia ed allora è giusto dire che fu l’ex-portiere, allora direttore sportivo viola (o meglio bianco-viola, viste le anonime maglie della neonata squadra di Firenze) che ebbe quella felice intuizione, fedele al vecchio adagio che una squadra vincente si costruisce sulla dorsale composta da un portiere, un centrocampista (entrambi possibilmente buoni) ed un grande centravanti. Per quest’ultimo fu scelto un ragazzone non più giovanissimo, proveniente dal Taranto, dove per anni aveva mangiato la polvere dei campi di periferia realizzando messe di gol. Si chiamava, appunto, Christian Riganò, al tempo 28enne, professione muratore. No, non è un abbaglio, poiché il “nostro” staccava come tanti alle cinque del pomeriggio e si recava all’allenamento, sognando il giorno in cui al posto della sacca e del thermos col pranzo caldo portato da casa ci sarebbe stata una borsa da calcio firmata, con scarpe da calcio sponsorizzate e chissà, anche qualche tifoso implorante a caccia di un autografo. Quel giorno arrivò il 15 settembre 2002, quando all’Artemio Franchi di Firenze era in programma Florentia Viola – Castel di Sangro, partita di cartello del girone B della C2. Detta così può sembrare umorismo di bassa lega, quasi un’irriverente invenzione se non fosse per quelle 30.000 anime viola, alla disperata ricerca di qualcosa in cui credere, che resero tutto maledettamente vero, e la firma sull’autenticità di quella giornata la mise proprio lui, il bomber di Lipari. Due gol come biglietto da visita, che favorirono il 5-1 finale salutato da un entusiasmo commovente. La stagione proseguì trionfale per i viola (perdon, bianco-viola) e per il nuovo simbolo di Firenze che realizzerà alla fine 32 gol in 30 partite (record assoluto nella storia gigliata). Gli anni passano e Christian si farà valere anche in serie B (23 gol fra i cadetti) col rimpianto di non aver partecipato per infortunio allo spareggio per la serie A col Perugia. E finalmente, il 12 settembre 2004, sul set di un Roma – Fiorentina, “La classe operaia va in Paradiso”, e tale dovette sembrargli il tappeto verde dell’Olimpico, se paragonato all’Inferno trascorso nei dilettanti. Fu un’esibizione breve, appena 23 minuti, fermato dai postumi di quell’infortunio non ancora smaltito. Ma la strada era tracciata, 4 gol in 18 partite quell’anno, quindi il passaggio all’Empoli e l’esplosione definitiva a Messina, per una volta profeta in patria, dove realizzò 19 gol in 27 partite. Non mancherà l’esperienza all’estero, al Levante in Spagna, per poi fare ritorno nel gennaio di quest’anno ancora in toscana, a Siena, ed è lì che lo rincontreremo.

 

Personalmente non riusciamo a vederlo come un nemico. Riganò è grato (lo ha detto più volte) alla città di Firenze che lo ha adottato e noi siamo grati a Riganò perché, sia detto senza retorica, se siamo qui lo dobbiamo anche a lui.