NASSI, Sousa deve essere aiutato
Dice Alex Ferguson: "Nessuno è del tutto sicuro dall'insicurezza. La mia ricetta? Perdere con dignità e grazia, vincere con umiltà e guardare avanti". Parla l'allenatore più vincente al mondo, con i trofei raccolti ad Aberdeen e Manchester, sponda United. Quindi gli si può credere. Borges dice che il dubbio è uno dei nomi dell'intelligenza e l'allenatore, che ci convive quotidianamente, dovrebbe essere intelligente. Inutile ripetere che il tecnico fa il mestiere più difficile al mondo e che, se non è supportato, gli capiterà sempre più spesso di sbagliare.
Paulo Sousa è stato prima accolto con sospetto, per i trascorsi di calciatore alla Juventus, poi osannato per un precampionato ottimo e un inizio di torneo niente male. Ma guai a cullarsi sugli allori, sarebbe l'errore più grande e di errori ne sono stati commessi, pur confortati da buone prestazioni. Vedi il secondo tempo di Torino. La squadra più in forma del momento avrebbe meritato ben altra attenzione. A Napoli vanno in gol Insigne e Higuain, che non avrebbero mai dovuto segnare, dal momento che 15 delle 16 reti portavano la loro firma: 5 gol a testa e 5 assist serviti. Con la Roma una dimenticanza: lasciare spazio a Gervinho e Salah significava fare harakiri. Per finire al turnover con l'Empoli, un derby sempre pericoloso che vedeva i viola sotto 2-0 dopo 45'. Ma l'allenatore con chi si confronta quotidianamente dopo l'allenamento? Con il D.S., con il D.G.? Non basta il suo secondo. Che cosa sa del campionato italiano? Da quanti anni è assente? Conosce i calciatori avversari, gli allenatori, le caratteristiche di ogni arbitro e tante altre cose? E i dubbi che ha in testa a chi li esterna? Alle volte, parlando con chi di dovere non pochi vengono risolti. E il turnover a novembre non è un non senso? Se non gli si sta vicino, lo si aiuta a sbagliare. Ed è un peccato, perché non vedo squadre super. Neppure in Europa League.
Così alla Roma. Non può perdere 6-1 a Barcellona, con tutto il rispetto per i blaugrana. Se sai in partenza di essere inferiore non vai a pressare alto e ad allungare la squadra. Puntualmente torni a casa con un risultato tennistico e contro Messi, Suarez e Neymar è il minimo. Chissà se Garcia ricordava il 7-1 interno con il Bayern Monaco e i contraccolpi. Eppure bastava consigliargli ciò che suggeriva il generale Vo Nguyen Giap: "Velocità e sorpresa. Quando non si è molto forti, bisogna essere molto abili". Aggiungerei umili. Senza pensare che l'avevano dimostrato il Chelsea di Hiddink, il Rubin Kazan, l'Inter di Mourinho, pur in 10, e, più recentemente, l'Atletico Madrid.