LIPPI, Parla l'allenatore Campione del Mondo
Caro Marcello Lippi, ammetta la verità: lei è stato l’unico che si è goduto questo mondiale fino in fondo. Dopo un anno giusto giusto è stanco? «Tutto vero, anzi verissimo. E devo dire che è stato molto piacevole per due motivi di fondo: 1) perché non ho ripreso a lavorare, 2) perché continuo a essere considerato non uno di parte, come capitava ai tempi della Juve, magari».
Si è detto della sua Italia mondiale: grande gruppo con pochi campioni. È così? «Errore, clamoroso errore. In quella squadra c’erano e resistono molti fuoriclasse. Sì, proprio fuoriclasse, come Buffon e Cannavaro, come Gattuso e Pirlo. Non crederete mica che il fuoriclasse sia colui capace di un colpo di tacco inutile, a metà campo...».
Altra abilità riconosciuta: il caso Totti. Come ha fatto? «Ho sposato la sua grande voglia, non era al 100%, lo sapevamo tutti e non glielo abbiamo fatto pesare. Anzi, quando si è capito che la squadra aveva bisogno di cambiare disegno tattico, l’ho fatto senza falsi pudori. È stata la sua gestione durante il mondiale, farlo giocare, cambiarlo, farlo riposare, rilanciarlo, il vero capolavoro».
Cosa le pare l’attuale dibattito su Totti e Nesta e la Nazionale? «Nel mio biennio azzurro non c’è stato nessun caso, non giudico il lavoro di altri».
È rimasto stupito dalla scelta di Buffon? «Tutt’altro. È in linea perfetta col personaggio. Ho letto le sue parole in proposito, sono dettate dal cuore più che dalla convenienza. Ma anche la decisione di scendere in B con la Juve è stata da uomo vero, quale considero Gigi».
A proposito di incontri, ad Atene ha incrociato Zidane: gli ha chiesto di quella testata? «No, lo conosco bene per sperare in una risposta diversa da quella che mi sono dato da solo. Invece mi ha confessato una cosa molto carina: mi ha detto che l’Italia aveva meritato di vincere il mondiale quella notte a Berlino».
Caro Lippi, dica la verità: non lemanca adesso il calcio giocato? «È vero, comincio ad avvertire la mancanza. Ho detto no a una chiamata per motivi familiari, voglio star fuori per qualche mese ma poi basta. Ho già deciso: il primo che mi chiama, mi sottopone un bel progetto e mi convince, avrà il mio sì. Sono pronto a cogliere al volo l’occasione».
Ha detto no alla Juve, lo sappiamo. Ma si dice anche che aveva detto sì al Milan. Può confermarlo? «Il Milan è una società speciale, ha uno spogliatoio straordinario. Credo anch’io alla teoria di Galliani e cioè che quella società disponga di ammortizzatori tali da resistere a tutti i colpi, anche i più bassi. Solo un ambiente sano e unito poteva passare dalle disavventure in campionato alla cavalcata trionfale di Champions league. È vero, sono risultati decisivi i recuperi di Nesta e Ambrosini ma poi c’è stata la zampata di Inzaghi, uno dei nostri di Berlino, per mettere le mani sulla coppa».
Scusi, Lippi ma non ha risposto alla domanda: aveva detto sì al Milan? «Mai ricevuta una proposta dal Milan».