GAZZONI, Scavate ancora, baravano tutti

25.09.2007 07:20 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: La Nazione

Gazzoni, alla lunga lista dei suoi amici nel mondo del pallone, adesso può aggiungere due nomi illustri.
«Se il giudice ha deciso così, significa che c’è del vero. Ma è vero anche che tutti ricorrevano alle plusvalenze fasulle e che i controlli finivano sempre a tarallucci e vino».
Stavolta sono chiamati in causa due club di grande prestigio.
«Mi meraviglia molto la posizione di Galliani. E’ incredibile che abbia fatto queste cose un dirigente che può contare sulle finanze di un mecenate come Berlusconi. La domanda più ovvia è che bisogno ne avesse».
E la sua risposta qual è?
«Che la prassi era talmente consolidata da aver indotto in tentazione anche chi poteva stare alle regole».
Lei da presidente del Bologna ha vissuto in quel mondo per tredici anni: conosceva il meccanismo della plusvalenze fasulle?
«Come no. Vi racconto solo l’episodio più divertente. Un giorno un dirigente del Napoli piuttosto noto mi dice che ho al collo una bella cravatta e io per cortesia gli dico che anche la sua non è affatto male.

E lui: sai che le nostre due belle cravatte potrebbero valere settecentocinquanta milioni? Erano lire, comunque soldoni. Mi spiega come avremmo dovuto scambiarci le cravatte e io gli dico no grazie».
E sostiene di essere uno dei pochi a non essere caduto in tentazione.
«Forse sono stato l’unico. Gli anni ruggenti furono quelli dei giocatori che correvano sull’asse Lazio-Parma. Crespo ceduto per centodieci miliardi e tante altre operazioni chiaramente gonfiate. Il Palermo e la Roma si scambiavano giovani a raffica e tutti a spalmare gli ingaggi degli sconosciuti comperati a prezzo stellare. Poi, con la spalmatura quasi trentennale dei debiti della Lazio con l’Erario, è diventato evasione di stato. E adesso danno la caccia ai grandi evasori: buffo, vero?».
Lei denunciò queste cose: adesso dovrebbe essere contento.
«Certo non mi dolgo di essere uscito da questo mondo, ma sarei curioso di sapere bene com’è stato ceduto e ricomperato il terreno di Vinovo, dove oggi lavora la Juventus».