FIORENTINA, Vieri, vidi, vici. E subito
200 gol e non sentirsi ancora appagati. 200 gol e prepararsi già a nuove sfide. «La prossima si chiama Champions League, mi piacerebbe arrivarci con la Fiorentina» dice Bobo Vieri, l’uomo ritrovato della Fiorentina. Ma non aggiunge se gli piacerebbe poi giocarla il prossimo anno proprio con la maglia viola: «Per il rinnovo del contratto è presto, vedremo a fine stagione». Ora per lui, più del futuro conta il presente.
Vuole gustarselo fino in fondo dopo aver sofferto a lungo per l’ennesimo infortunio, vuole vivere appieno la soddisfazione di essere riuscito, come voleva, a rimettersi in gioco. 7 chili persi dal luglio scorso, 7 gol segnati da agosto a oggi con la maglia viola,fra campionato e Coppa Uefa. «Un buon bilancio considerando che non ho giocato molto» sorride.
Bobo ancora protagonista alla faccia dei critici e di chi da un pezzo lo dava ormai finito. «Sono felice e orgoglioso di aver raggiunto il traguardo dei 200 gol, per un attaccante i gol sono tutti importanti anche se il mio preferito resta il primo in A fatto al Genoa con il Toro. Il portiere era Gianluca Berti che mi ha telefonato proprio in queste ore». Gol ma non solo: con la Fiorentina Vieri lotta anche per un posto in Champions. «Sarà una battaglia dura, molto dipenderà da noi, non siamo ancora una grande squadra, siamo giovani tranne me, però c’è un bel clima, un bel gruppo.
Vedremo, temo soprattutto il Milan anche se è dietro, lo temo più della Juve che pure ci è avanti».
Inevitabile poi un accenno alla sua ex squadra, l’Inter, sempre più capolista in fuga: «È cresciuta con la Juve finita in B e prendendo Vieira e Ibrahimovic. Se i bianconeri non fossero retrocessi sarebbero sempre stati loro i più forti» è la tesi di Bobo che rivela di non avere rimpianti: «Ho giocato in un’Inter che non era vincente, quando Juve e Milan erano nettamente superiori. Comunque della mia carriera sono contento, è stata lunga e bella, quanto durerà dipenderà dal ginocchio che ora è un po’ dolorante».
Si guarda indietro e dice: «Forse rivedrei certe decisioni, forse certe gare, quando avevo dei problemi fisici, non le avrei giocate, ed è un consiglio che do ai colleghi più giovani. Ma specie il primo anno all’Inter dovevo zittire i pettegolezzi. Forse ho vinto un po’ poco, ho perso due scudetti all’ultimo. Però, ripeto, di quanto ho fatto resto contento». Anche perché per lui, ora, a 34 anni, è una nuova rinascita: «Nessuna rivincita però anche se, dopo lo sfogo agli Europei in Portogallo, sapevo che sarei finito nel mirino, per tanti ero finito da anni. Ringrazio Corvino e Mutu per avermi fatto battere finalmente un rigore». Su un eventuale ritorno in azzuro glissa («Se Donadoni vuole mi chiama, altrimenti a giugno vado in vacanza») e così sulla possibilità di diventare presto padre: «Ad un figlio ora non penso, sono ancora giovane, eppoi - sorride - mi toccherebbe seguirlo in discoteca».