CALCIOPOLI, "Memoriale" Facchetti

30.04.2010 13:30 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: calciomercatonews.com
CALCIOPOLI, "Memoriale" Facchetti
FirenzeViola.it
© foto di Federico de Luca

Parlava di un calcio ma lato, da rifondare, dell’esistenza di una organizzazione che controllava arbitri e designatori, di una egemo nia Juve-Milan da contrastare, di un’Inter che doveva assumere il ruolo di capofila nell’ambito di un progetto di rifondazione ( «un treno per trainare le altre squadre al fine di ridimensionare lo strapotere di Juve e Milan » ). Negli appunti che Giacinto Facchetti scriveva prima dell’esplosione dello scandalo di Calciopoli si leggono sia gli aspetti salienti del sistema di illeciti che sa­ranno poi scoperti dalla magistra tura, sia il tentativo di mettere a punto un progetto per un rinnova mento radicale del calcio italiano.
Il documento, databile negli anni 2003/4 prima dell’avvio delle inda gini, è stato consegnato lunedì scor so ai magistrati dal figlio del diri gente interista, Gianfelice Facchet ti. Il memoriale sarà consegnato nei prossimi giorni – forse già oggi – agli avvocati del collegio di difesa parte dei quali hanno comunque già visio nati i nuovi atti depositati presso la segreteria dei pm.

Ieri si sono ap presi altri brani significativi del do cumento.
«Basta con l’egemonia Ju ve- Milan, basta con i soprusi – scri ve Facchetti – basta con la beatifi cazione di personaggi che nulla hanno a che fare con la chiesa ( Moggi, Giraudo, Galliani, Carra ro) ».
«Il calcio italiano – spiega l’ex cam pione nerazzurro in un altro passag gio del memoriale – è certamente malato, ma l’Inter non deve permet tere che la terapia venga da due o tre manager che operano solo per i loro interessi». Per Facchetti «il cal cio italiano ha bisogno di un treno con l’Inter che faccia la locomotiva per trainare le altre squadre al fine di ridimensionare lo strapotere che Juve e Milan stanno esercitando sen za trovare alcun ostacolo». Ma per fare tutto questo «è necessario esse re organizzati e tutti, società e diri­genti, devono fare la loro parte».