BILANCI DOPATI, Inter e Milan sono nei guai
Giornata nera per Inter e Milan, che ieri hanno visto i loro dirigenti di punta raggiunti da un avviso di chiusura delle indagini nell’inchiesta milanese sui presunti falsi in bilancio, con relative plusvalenze milionarie. Nell’avviso di chiusura delle indagini in relazione alle operazioni sospette ci sono soprattutto nomi di giocatori non di primo piano, ma scambiati a cifre sempre superiori ai due milioni di euro, quando, stando alla consulenza della Procura di Milano, il loro valore era decisamente inferiore. La reazione di Massimo Moratti, presidente dell’Inter, non si è fatta attendere. In visita al carcere di Rebibbia di Roma, dove è stato inaugurato un Inter club, Moratti ha detto: «Spiegheremo tutto. Ma sono tranquillo: pago miliardi tutti i giorni, questo no...».
Capitolo Milan. Matteo Giordano, per esempio, passò dall’Inter al Milan il 26 giugno del 2003 per 3 milioni di euro, quando il valore massimo (secondo la consulenza) era di 293 mila: così il differenziale sarebbe stato di 2,7 milioni. Le plusvalenze, però, non sarebbero state realizzate dal Milan solo attraverso scambi con i cugini nerazzurri: è il caso di Ikechukwu Kalu, acquistato dalla Sampdoria per 2 milioni di euro l’11 giugno dello stesso anno e stimato 159 mila euro, tanto che il differenziale è di 1,8 milioni. Con queste operazioni il Milan ha presentato nel bilancio al 31 dicembre 2003 un’esposizione di maggiori attività e passività «il cui saldo, pari a 17.287.900 euro - è scritto nell’avviso di chiusura indagini - corrisponde a circa il 48% del patrimonio netto evidenziato in bilancio e pari a 35.995.187 euro». Quanto al bilancio rossonero al 31 dicembre 2004, è registrata un’esposizione di maggiori attività e passività il cui saldo, pari a 13.624.200 euro, corrisponde a circa il 29% del patrimonio netto evidenziato in bilancio e pari a 47.416.037 euro.
Capitolo Inter. Sul fronte delle presunte irregolarità nerazzurre spicca l’«affaire» Bernardo Corradi-Hernan Crespo, realizzato con la Lazio. Una «compravendita incrociata» - è definita nell’avviso notificato dai militari della Guardia di Finanza - che avrebbe visto «diritti ipervalutati per un importo almeno pari a 6.669.491,80 euro».
Le «compravendite incrociate» con il Milan, invece, sarebbero state caratterizzate da «corrispettivi falsamente ipervalutati» per un totale di 10 milioni e 770 mila euro. Tutte operazioni che, tira le somme il consulente del pm Carlo Nocerino, hanno portato, nel bilancio chiuso al 30 giugno 2004 a «un maggior patrimonio nettò», pari a 22.393.927 euro che «corrisponde a circa il 27% del patrimonio netto risultante dal bilancio», pari a 82.826.675 euro; mentre per il periodo fino al 30 giugno 2004 si è determinata un’esposizione «di un maggior patrimonio netto pari a 32.459.713 euro che corrisponde a circa il 104% del patrimonio netto risultante dal bilanci», pari a 31.201.367 euro. Al di là dei dati contabili, la Procura contesta a Massimo Moratti, al vicepresidente Rinaldo Ghelfi e all’ex manager nerazzurro Mauro Gambaro, di aver fatto tutto ciò «con l’intenzione di ingannare i soci e il pubblico e al fine di conseguire l’ingiusto profitto, di evitare di evidenziare perdite che avrebbero comportato l’obbligo di ripianare e/o di ridurre il capitale sociale entro il successivo esercizio».
Altro obiettivo: «evitare di rappresentare alla Covisoc l’esatta situazione patrimoniale ai fini delle verifiche propedeutiche all’ammissione dei campionati di calcio 2004-2005 e 2005-2006 e di rientrare finanziariamente nei parametri richiesti dalla Figc per la regolare iscrizione al campionato 2005-2006». Per questo motivo c’è anche chi sostiene che all’Inter dovrebbe essere revocato lo scudetto del 2006 vinto a tavolino per la famosa vicenda della Juve e di “Moggiopoli”.
Per Adriano Galliani, stesse accuse, anche se senza quel ‘fastidioso’ riferimento alla regolarità dell’iscrizione al campionato 2005-2006. All’ad e vicepresidente rossonero si contesta di aver «determinato il superamento delle soglie del 5% del risultato economico e dell’1% del patrimonio netto, nonchè l’alterazione sensibile della situazione economica, patrimoniale e finanziaria». L’avviso di chiusura delle indagini prelude di norma alla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm al gup. Gli indagati hanno 20 giorni di tempo per presentare memorie e farsi interrogare.