AMARCORD, Baggio illumina San Siro e Bati-gol abbatte il Milan con "mitraglia e doppietta"

06.05.2007 08:30 di  Redazione FV   vedi letture

Baggio inginocchiato sotto la curva viola con Giovanni Galli (allora portiere del Milan) steso a terra, incenerito dallo sguardo truce di Arrigo Sacchi profeta di un Milan che quel giorno, si dovette inchinare alla banda del Divin Codino. E’ un’immagine che ormai è storia per la tifoseria viola e fra i mille ricordi che ci legano alle sfide con il Milan a San Siro, questo è assolutamente un “cult” di riferimento.

Lasciamo decantare per qualche minuto questo che sarà il nostro piatto forte e assaggiamo due veloci (ma gustosi) antipasti: le date sono il 25 agosto 1996 per la finale della Supercoppa Italiana e il 26 settembre 1998 quando alla terza giornata i viola affrontano e disintegrano il Milan futuro Campione d’Italia. Serata delle grandi occasioni quella dell’estate 96’ nella quale tutti attendono i bagliori delle stelle rossonere e invece l’unica a cinque punte che brillerà di luce propria sarà quella di Gabriel “Re Leone” Batistuta. E’ la serata anche del celeberrimo “Irina te amo” e per l’attaccante argentino sarà un tracimante susseguirsi d’emozioni. Già al 12’ Bati-gol ridicolizza l’intera difesa milanista e porta in vantaggio i viola; di Savicevic al 22’ il momentaneo pareggio, poi il gran finale con la punizione dal limite del bomber viola a sette minuti dalla fine, sulla quale l’inutile volo del portiere milanista Sebastiano Rossi apparve come un canto del cigno annichilito dalla “doppietta” imbracciata da un cecchino infallibile e spietato.
Passano due anni, ma i protagonisti sono sempre gli stessi, con due differenze; il numero dei gol (stavolta sono tre per Gabriel grazie alla complicità del portiere rossonero Lehman) e l’arma usata dal bomber viola: non più la “doppietta” bensì… la mitraglia, elemento caratterizzante della nuova esultanza dell’argentino. Il finale sarà un 3-1 da stropicciarsi gli occhi con i viola che, dopo aver accarezzato per lunghi mesi il sogno scudetto, termineranno il campionato al terzo posto ottenendo comunque una storica qualificazione alla Champions League.



Ma torniamo agli occhiali da sole di Sacchi e alla genuflessione del talento di Caldogno; stiamo parlando del 20 settembre del 1987 ed è la seconda giornata di un campionato nel quale le attese sono quelle di un gioco piacevole e di una classifica dignitosa. Due traguardi che saranno alla fine raggiunti con un ottavo posto finale e partite tutto sommato divertenti. Il mister era Sven Goran Eriksson e Dunga con Ramon Diaz erano con Baggio le stelle della squadra. Accanto a loro una nidiata di giovani (Berti, Onorati, Di Chiara…) che assicurarono freschezza a tutta la stagione viola con l’unico difetto di risultare talvolta “leggerini” per fisico e personalità. Giornata ideale baciata da un tiepido sole e la Fiorentina che sembrava messa lì apposta, come vittima sacrificale, per accondiscendere alla “prima” del Milan davanti ai propri tifosi. Nasceva allora il Milan di Sacchi e Berlusconi frutto di grandi investimenti che avevano portato a Milanello gente come Gullit, Van Basten, Donadoni e appunto il transfuga di due anni prima, Giovanni Galli. Lo avevamo lasciato a terra ad osservare attonito l’orgasmo gigliato, ma appena prima aveva raccolto un altro pallone in fondo alla rete, calciato da Ramon Diaz che aveva ripreso una respinta dello stesso portiere su un tiro cross di Alberto Di Chiara. Si era al 76’ e dopo due minuti arriverà l’apoteosi firmata Baggio, con San Siro che si svuotava mestamente tramortito da quell’uno-due micidiale. Lo abbiamo detto, sarà un campionato gradevole, ma complessivamente anonimo quello 87-88 della Fiorentina che vedrà anche la scomparsa del presidente Baretti e il fallimento del neo-acquisto Rebonato, attesissimo bomber della B, ribattezzato da un frettoloso coro della curva…”Rebo – Gol”.

Anche stavolta il Milan (come nel 98-99) vincerà il campionato ed alla Fiorentina va l’onore di aver battuto a casa loro i futuri campioni d’Italia. Un vanto che ci accompagnerà per sempre nei ricordi più belli vissuti da tifoso, in attesa di altri degni come questo, di entrare nella “Hall of fame” viola.