SERVE IMPARARE LA LEZIONE: CORAGGIO E UMILTÀ LE PAROLE CHIAVE
Che potesse tornare utile un casco, al San Paolo, era plausibile. D'altronde il Napoli di Sarri ha già dimostrato di essere la squadra che gioca meglio, e anche sotto il profilo dei numeri c'era di che preoccuparsi. Ma come già accaduto (per esempio a Roma contro i giallorossi) la Fiorentina si consegna all'avversario, praticamente non gioca. Appare in campo molle e depressa, messa sul rettangolo di gioco da un tecnico che mischia sempre di più le carte.
Le colpe, evidenti, di tecnico e giocatori sono scritte nel tabellino dopo appena 30 minuti, con un pallone perso da Cristoforo e tramutato in oro dalla ditta Mertens-Insigne (due che, a Napoli, di questi tempi hanno già rinnovato il contratto...). Ci sarebbe molto di più da raccontare, se non fosse che infierire in questo momento potrebbe servire a poco. Novanta minuti e le strade si separeranno con tecnico e gran parte della squadra. I misteri di scelte e atteggiamenti che Sousa ha portato avanti a testa bassa per oltre un anno sono (per fortuna) già il passato.
Quel che resta, sugli ideali titoli di coda del film viola, è tuttavia un divario tra Fiorentina e Napoli che dovrebbe far riflettere i piani altissimi del club. Perchè in tempi in cui il bilancio ha il suo inevitabile peso, andrà sottolineato come il divario economico tra le due società non sia certo abissale. Almeno non quanto il campo ha dimostrato negli ultimi anni. In questo aspetto, come su tanti altri, la Fiorentina risulta ancora più masochista, proseguendo sul cammino degli errori del passato e pagando scelte indirizzate sempre verso un'unica direzione.
Quella di un coraggio venuto meno dopo i colpi Gomez e Rossi, di una voglia di fare calcio diminuita stagione dopo stagione visto che sono state prese altre decisioni. Se il Napoli ha potuto lasciar partire Higuain e ricostruire come aveva già fatto dopo aver perso Lavezzi o Cavani, significa che anche tenendo di conto i numeri si può fare calcio. A patto, però, che il principio sia quello del coraggio e della ricerca costante del miglioramento.
Perchè gli stessi Cavani, Lavezzi o Higuain erano investimenti che i Della Valle hanno smesso di fare da tempo. Perchè scegliere Sarri prelevandolo da Empoli non era scontato. Peraltro a pochi km da Firenze dove, invece, gli allenatori restano anche se palesemente scontenti come nel caso di Sousa. Perchè la presenza di un presidente come De Laurentiis, evidentemente, ha consentito a squadra e tecnico di muoversi nella giusta direzione. E perchè laddove si siano creati normali attriti interni è stato più semplice ripianarli senza doversi affannare a riazzerare tutto per richiamare Corvino come capitato la scorsa estate.
Ancora una volta, negli ultimi due anni, la Fiorentina non ha avuto il coraggio di investire, di rischiare qualche milione di euro in più per provare a risparmiare in altro modo. In poche parole di rispondere con i fatti ai ventimila abbonati della scorsa estate. Con i responsi arrivati dall'ultimo mercato che, invece, si sono fatti sempre più deprimenti come il bilancio del primo anno “bis” di Corvino a Firenze. Soppesare i 20 milioni spesi in estate con le prestazioni viste sul campo da parte dei nuovi arrivati in stagione, purtroppo, non fa benissimo alla salute.
Ricostruire significa ritoccare ogni singolo ambito del mondo viola, ma impone anche un grande sforzo di umiltà grazie al quale analizzare e ammettere i propri errori. Le recenti parole votate alla difesa di un'annata “in linea con quelle passate” hanno l'inquietante sapore di una lezione non del tutto assimilata. Dell'ennesima uscita nella quale lo spazio per l'umiltà appare assai ridotto. Chissà che questa lezione impartita dal Napoli non possa, finalmente, insegnare qualcosa.
Tommaso Loreto - Direttore www.firenzeviola.it