LA SCOSSA DI RIBERY: DARE TUTTO PER LA CITTÀ E PER LA SQUADRA. MA IL MOMENTO È DRAMMATICO. POCA COESIONE, SOCIETÀ DEBOLE: ANCHE PRANDELLI FA FATICA. ORA SERVIREBBERO LE PAROLE DI ROCCO. A GENNAIO MANDATE VIA GLI SCONTENTI E FATE MERCATO

15.12.2020 11:10 di  Enzo Bucchioni  Twitter:    vedi letture
LA SCOSSA DI RIBERY: DARE TUTTO PER LA CITTÀ E PER LA SQUADRA. MA IL MOMENTO È DRAMMATICO. POCA COESIONE, SOCIETÀ DEBOLE: ANCHE PRANDELLI FA FATICA. ORA SERVIREBBERO LE PAROLE DI ROCCO. A GENNAIO MANDATE VIA GLI SCONTENTI E FATE MERCATO

Il momento è drammatico e Franck Ribery è sceso in campo con tutta la sua famiglia, per metterci la faccia. Almeno lui.

“Finché giocherò nella Fiorentina darò tutto me stesso per questa squadra e per questa citta’”, ha scritto il francese a Toni e Frey che sui social commentavano la crisi. Concetti ribaditi in risposta al marito, anche da Wahiba con un chiaro, “Ce la farai, ti rialzerai, solo con un gruppo di uomini insieme e nient’altro. Forza viola”.

Parole chiare, di un campione ferito nell’orgoglio, che dovrebbero essere stampate nello spogliatoio e imparate a memoria dai giocatori perché non c’è altra strada: se non cambia l’aria dentro la squadra, se non cambia l’atteggiamento, non si va da nessuna parte. Soltanto sperando che tutti diano il massimo, ci mettano la testa, siano a disposizione e tirino fuori l’orgoglio, si può pensare di uscire da questo buco nero.

Ma ci sono i presupposti per una reazione, per una svolta vera?

Al momento, purtroppo, tutti i segnali sono negativi, e per ora non ce l’ha fatta neppure un allenatore esperto come Prandelli a far cambiare rotta a una squadra apatica e in continua, inarrestabile, deriva tecnico-tattica. Dubito che il ritiro servirà a qualcosa, ma una mossa del genere comunque andava fatta. Almeno c’è la speranza che guardandosi negli occhi, riflettendo, parlandosi, dirigenti, allenatore e giocatori trovino un punto d’intesa e arrivi quella benedetta scossa che aspettiamo da mesi.

La partita di Bergamo, purtroppo, ha lasciato brutte sensazioni, ha cancellato perfino quei piccoli miglioramenti che avevamo visto in squarci delle gare precedenti e vanificato i tentativi di Prandelli di provare a dare un gioco e scuotere mentalmente il gruppo. Non parlo della sconfitta, era nelle cose, ma per come è venuta. Vedere un 4-5-1 quasi iachiniano, mi ha fatto pensare che anche Prandelli consciamente o inconsciamente, dopo un mese di lavoro su nuovi concetti, si sia come arreso. Se difendersi può essere una strategia e su questo Cesare ha ragione, è l’accompagnare questa strategia che non s’è visto nella gara di Bergamo. In campo c’era solo una Fiorentina bassa, assente, impaurita, incapace di contrattaccare e ripartire come era stato preparato, niente del calcio equilibrato, ma propositivo che ama Prandelli. L’ennesima giornata storta o un evidente rigetto?

Se così fosse sarebbe gravissimo perché l’allenatore è stato cambiato da poco, se Iachini non andava bene e la squadra non funzionava, adesso i nuovi sistemi vanno soltanto capiti, condivisi e accettati. Sul nuovo si dovrebbe lavorare senza se e senza ma e invece dopo quattro partite, due delle quali alla assoluta portata (Benevento e Genoa), resta solo un punto con zero progressi. Che succede?

Vista da fuori, la sensazione è che questo gruppo, in realtà, non sia un gruppo, ma tanti giocatori senza troppo carattere e scarsa condizione atletica, con la testa ai loro problemi, alle loro delusioni, alle aspettative future, senza un obiettivo comune attorno al quale ritrovarsi. Se il baco è davvero l’apatia, non c’è aspetto peggiore. Poi mettiamoci anche questioni tecniche. Questa squadra manca di un attaccante pronto ed era stata costruita per il 3-5-2 di Iachini. Prandelli che ama la difesa a quattro, è in evidente difficoltà. Biraghi (come ha dimostrato nell’Inter) dà il meglio partendo da una posizione più alta e lo stesso si può dire per Lirola dall’altra parte. Caceres ha un’età e fatica a fare il terzino e spingere. Ecco spiegato perché a Bergamo ha giocato Venuti che quel lavoro lo fa meglio. Ma anche fra i centrocampisti nessuno ha nelle sue corde l’aggressione alta per il recupero palla. E se Prandelli ripesca Eysseric bocciato da due anni, il segnale diventa fortissimo sulle condizioni degli altri. Ma i problemi tecnico-tattici che pur ci sono e andranno risolti, possono perfino passare in secondo piano.

La svolta deve essere prima nell’atteggiamento, nei comportamenti, nel carattere e nelle regole per arrivare a un obiettivo.

E qui chiamo in causa anche la società che dovrebbe entrare duramente in uno spogliatoio come questo e pretendere con le buone o con le cattive, il massimo da tutti. Ma ha la forza e l’esperienza Joe Barone, uno che un anno e mezzo fa faceva il dirigente dei Cosmos, in un calcio che in Italia sarebbe da dilettanti?

Non lo so. E Pradè ha il carattere e i muscoli da momenti difficili e la delega per intervenire? Valuteremo dai fatti.

Una società forte ora dovrebbe avere davanti soltanto una strada per provare a uscire fuori dalle sabbie mobili: rafforzare e supportare Prandelli e intervenire duramente con chi non sta al passo e non si adegua. È un anno e mezzo che dura questa storia, ora basta. A gennaio riapre il mercato, gli apatici, gli scontenti e i delusi vanno mandati via o messi da una parte, questa squadra va rianimata con energie fresche, con gente motivata e orgogliosa di vestire la maglia della Fiorentina. Inoltre, naturalmente, servirà comprare un attaccante più esperto e più pronto di Vlahovic.

E se la Fiorentina dovesse perdere le prossime tre partite, anche se purtroppo ci sta, a nessuno venga in mente di far aleggiare l’ombra di Iachini sempre sotto contratto e stimato dal presidente. Sarebbe la fine.

Questo è il momento delle idee chiare e nette, di una linea dura e della compattezza senza farsi prendere da paure o isterie. Sono troppi i problemi da risolvere.

E proprio per questo, mi sarei aspettato in queste ore anche poche parole, ma forti e chiare, da parte del presidente Rocco Commisso.

La linea la deve dare lui, solo le sue parole possono avere una risonanza e indurre riflessioni. Invece niente. Rocco ha parlato per mesi quando non serviva, inflazionando la sua presenza e vanificando le sue parole, ora che servirebbe dire robe forti e concetti chiari all’allenatore, al gruppo, all’esterno, ai tifosi, è calato un imbarazzato silenzio unito a una affannosa e inutile ricerca di responsabilità fuori dalla Fiorentina quando invece le responsabilità sono tutte e solamente dentro. Perché? Cui prodest? Direbbe qualche ex calciatore. Non lo sappiamo, ma non ci stupiamo. Anche la comunicazione è affidata a chi non conosce le persone del calcio e le mille sfaccettature del pallone e del giornalismo. Ma se va bene così…avanti tutta.

E non voglio neppure tornare a quello che Rocco non ha fatto e avrebbe dovuto fare da subito, tipo il rafforzamento della società con uomini di calcio, o l’utilizzo di quelli che ci sono come Antognoni o Dainelli. Non è il momento delle polemiche, ma della coesione perché anche se la classifica è corta e il campionato è lungo, dopo quello che abbiamo visto a Bergamo l’allarme è davvero rosso e il rischio di rimanere invischiati nei bassifondi è alto. Vedo perfino il Crotone più reattivo della Fiorentina e l’organico dei viola, pur con dei limiti più volte detti e scritti, lo ribadisco ancora oggi, non è da coppe, ma almeno da mezza classifica sì.

Domani arriva il Sassuolo, squadra organizzata e divertente, sulla carta cliente difficilissimo. Ma cercando sempre il gioco, attaccando a tutto organico, la squadra di De Zerbi lascia anche giocare e soprattutto concede spazi nei quali la Fiorentina dovrà infilarsi. Aggiungo che contro il Benevento, venerdì scorso, ho visto una condizione atletica meno brillante del solito. Piccole cose dalle quali ripartire. Per la formazione, penso al ritorno di Ribery e Castrovilli dal primo minuto. Il Sassuolo usa molto le fasce, attacca anche con i terzini e oltre allo speculare 4-2-3-1, il 4-4-2 con turnover potrebbe essere una soluzione, tanto più che sabato la Fiorentina rigioca col Verona. Da valutare le condizioni di Biraghi uscito per un problema all’inguine, di Pulgar e Duncan, ma Dragowski in porta, Venuti, Milenkovic, Pezzella o Caceres, Biraghi o Igor; Callejon o Castrovilli ( che parte in fascia e va dentro), Amrabat, Pulgar, Bonaventura; Ribery e Vlahovic ci può stare. Al di là dei moduli e dei nomi, però, per dare un segnale forte io comincerei a mandare in campo quelli con lo spirito e i muscoli giusti, l’orgoglio di vestire la maglia viola. Per vedere l’effetto che fa…