"OCCHI PUNTATI SU..." Adrian Mutu "fenomeno" croce e delizia per Prandelli
Facciamo "outing" e riconosciamo che l'argomento Adrian Mutu non è originale, ma oggi più che mai il "fenomeno" ruba tutte le copertine in virtù di una prestazione a dir poco mirabolante. E riconosciamo che un titolo simile si presta a varie interpretazioni, non tutte positive. Chi, però, avrà la bontà di leggere quanto segue capirà che, pur in una giornata radiosa per i colori viola (tale sopratutto per come si era messa fino al 60') non è tutto oro quel che luccica e qualche riflessione è giusto farla. L'oggetto del contendere è, appunto, Adrian Mutu, "fenomeno" al servizio di Cesare Prandelli, che con la prestazione di ieri ha raggiunto numeri e record invidiabili in maglia viola. 11 gol in campionato con 2 soli rigori, 13 stagionali se aggiungiamo i due realizzati in Champions League, 52 totali nelle quattro stagioni col giglio sul petto, 85 in serie A. E poi la prima tripletta con la Fiorentina, e la terza rete stagionale su punizione dopo ben tre anni di digiuno (Slavia nei preliminari, Torino contro i granata e ieri a Marassi, con unica eccezione la punizione contro il PSV Eindhoven nella scorsa coppa Uefa.) Sono numeri, ovvero dati incontrovertibili, che sfuggono a qualsiasi parzialità ed interpretazione. A corollario di tutto questo aggiungiamo una nota personale. Lunga vita ad Adrian Mutu in maglia viola e ricordiamo con terrore quei giorni d'inizio agosto quando sembrava sicura la cessione del romeno alla Roma per 20 milioni di euro. Anzi, andiamo ancora più in là... Adrian Mutu è, a nostro parere, entrato di diritto nella top-ten dei fuoriclasse della Fiorentina insieme, tanto per intenderci, ad Antognoni, Baggio, Batistuta, Hamrin e compagnia cantante. Questo per far capire l'immensa stima e considerazione che noi nutriamo per Adrian.
Fatta questa doverosa premessa veniamo alla "croce e delizia" del nostro titolo. Abbiamo, infatti, l'impressione (potremmo dire la certezza ma lasciamo un piccolo margine di dubbio) che la presenza di Mutu in campo comporti qualche vincolo e/o privazione alla libertà ed autonomia tattica del mister viola Cesare Prandelli. Tutti sappiamo del rapporto da fratello maggiore a fratello minore che lega il tecnico di Orzinuovi al "fenomeno" di Calinesti. Sono, infatti, gustosissime le battute e gli scambi dialettici che intercorrono fra i due, anche a partita in corso, e tutti sanno (questa è una cosa certa) che è stato lo stesso "mago di Orz" a fermare la "fuga" di Adrian verso la capitale. Però, mettetevi nei panni di Prandelli, è molto difficile, per non dire impossibile, frenare, tarpare la volontà di un giocatore della bravura e del carisma dl numero 10 viola. Facciamo l'esempio del modulo. Prandelli, dai tempi del Parma ha due dogmi tattici: la difesa a quattro e la punta unica centrale. Quest'ultima viene supportata ora da due esterni offensivi nel 4-3-3, ora da tre mezzepunte posizionate alle sue spalle. La copertura in fase difensiva viene assicurata da due mediani in un modulo 4-2-3-1, come poteva essere nel suo primo anno di panchina viola (2005-2006) con Brocchi e Donadel a protezione di Fiore e Jorgensen esterni e Jimenez trequartista. Luca Toni era il terminale offensivo. Qualcuno si ricorderà che anche al Parma il canovaccio era questo, con Adriano lassù a fare da parafulmine (quando il brasiliano se ne andò all'Inter subentrò Gilardino) con Mutu e Marchionni (a volte Bresciano) ai lati e Nakata o Lamouchi come mezzala centrale. Rumors attendibili (li chiamiamo così, ma somigliano a certezze indistruttibili) dicono che Mutu non gradisca più giocare largo perchè ciò lo costringe a girare troppo ai margini della manovra e, soprattutto, lo allontanano dalla porta e dalla gloria che può dare il realizzare dei gol. Alla luce di questo il romeno non gradirebbe nemmeno giocare dietro a Gilardino come rifinitore per il solito motivo di "lontananza" dal gol, ed anche perchè quel ruolo richiede un sacrificio ed un dispendio di energie superiore alla sua volontà. Ecco, allora, che Prandelli si è inventato, per lui, un nuovo modulo a due punte e fortuna ha voluto che nel ruolo di mezzala si sia riciclato (benissimo) Santana che per un certo numero di partite ha risolto tutti i problemi al mister viola. Zenoni del Bologna e la sfortuna, poi, ci hanno messo lo zampino e così, Santana ha chiuso la stagione precocemente per infortunio e ormai da due partite il ruolo di trequartista fra le linee è vagante, ora sulle spalle di Montolivo, ora su quelle di Jovetic, come un'anima errante nell'Inferno dantesco.
Per ora ci ha pensato la Dea bendata che nelle ultime due uscite ha regalato quattro punti alla Fiorentina con due "furti" legalizzati con Lazio e Genoa, ma non può durare in eterno. Tanto che Prandelli ha già annunciato che in futuro solo Jorgensen oppure in alternativa Almiron potranno svolgere quel ruolo con proprietà tattica e personalità, e che da domenica prossima probabilmente si cambia. Si torna all'antico e anche Mutu si dovrà piegare ad una necessità superiore, ovvero l'equilibrio tattico (perduto) della squadra. Estendiamo brevemente il concetto dei "vincoli" imposti da Mutu all'ostracismo di Pazzini (attenzione...4 reti del "pazzo" in cinque partite nella Sampdoria) che è stato ceduto per incompatibilità tattica (e caratteriale) sia con lo stesso Mutu che con gli schemi di Prandelli, che mai lo avrebbe schierato in coppia con Gilardino in un ipotetico 4-4-2 perchè uno degli esterni di centrocampo sarebbe stato lo stesso Mutu (improponibile sia per la volontà contraria del giocatore che per l'impostazione troppo offensiva che avrebbe la linea mediana viola) nè tantomeno nel sopracitato 4-2-3-1 perchè Mutu il rifinitore non lo vuol fare. L'ultima annotazione è l'involuzione di Gilardino che da quando non è più l'unico terminale offensivo viola ha le polveri bagnate. Ricordiamo come il nuovo modulo, il 4-3-1-2, si sia inaugurato a Palermo all'8° giornata. Nelle sette precedenti il centravanti di Biella aveva realizzato sei gol, molti di questi decisivi. Poi, dopo il famigerato gol del "Renzo Barbera", la Fiorentina ha giocato con Santana fra le linee altre 11 volte ed il "Gila" è andato a segno solo tre volte. Se contiamo le due giornate di squalifica post-Palermo, le altre partite nelle quali Alberto è andato a segno sono coincise con i ritorni estemporanei al 4-3-3 (Semioli o Jovetic in campo). Questo fino a ieri con lo stesso montenegrino schierato non come punta bensì come trequartista.
Concludendo: Mutu (lo ripetiamo ancora una volta) è uno dei pochi giocatori in serie A che può decidere una partita da solo, con le sue giocate, con il suo carisma, con un'invenzione, peculiarità esclusiva dei fuoriclasse. Dall'altra parte, seguendo la logica della "coperta corta", la sua "ingombrante" presenza toglie qualcosa al gioco di squadra, alla manovra collettiva, alla coralità del gruppo. Per ora, fra alti e bassi, le cose sono andate. In futuro... lo scopriremo solo giocando.