Parliamo un pò di tattica. Sfruttiamo la sosta del campionato per analizzare la crescita, o meglio la metamorfosi, del talento di Montolivo. Firenzeviola come sempre è disponibile al confronto: scrivi il tuo parere a stefanoborgi@firenzeviola.it
Trequartista, rifinitore, regista, mediano. Ecco la metamorfosi del talento viola. E se invece fosse uno splendido esterno di centrocampo?
"E’ stata la miglior partita disputata in trasferta durante la mia gestione”. Parole e musica di Cesare Prandelli. Fatti due conti, lunedì a San Siro la Fiorentina ha giocato la 39° partita esterna sotto la guida del tecnico di Orzinuovi con lo score di 12 vittorie, 16 pareggi ed 11 sconfitte. Questa affermazione del mister viola può essere, quindi, letta in due modi: il primo come un apprezzamento di altissimo valore per un gruppo che ormai gioca a memoria; il secondo suona come un “epitaffio” calcistico per il più fulgido talento, dopo Mutu, della rosa gigliata. Stiamo parlando di Riccardo Montolivo, non a caso nato a Caravaggio, nella bergamasca, e che (ironia della sorte) lunedì a San Siro era assente per infortunio. Delle due l’una: o la Fiorentina nella prossima partita di campionato (speriamo con Montolivo in campo) migliorerà questo record, oppure c’è una connessione fra la frase iniziale del “Mago di Orz” e l’assenza di “Montolo”.
Breve cronistoria: Riccardo arriva a Firenze nell’estate 2005 in comproprietà dall’Atalanta. Con gli orobici ha già fatto mirabilie nelle giovanili, ruolo trequartista e/o rifinitore. In quell’anno Prandelli adotterà come sistema di gioco il 4-4-2, nel quale addirittura una mezzala come Stefano Fiore viene relegato all’ala destra. Spazi limitati quindi, anche se il ragazzo lombardo totalizzerà 20 presenze (molti spezzoni) con un solo gol. L’anno dopo la svolta (positiva? negativa?): si sparge negli ambienti viola il tormentone: “Montolivo regista alla Pirlo”. Addirittura viene assunto un insegnante di ripetizione come Liverani che avrà il compito di introdurre l’allievo al nuovo ruolo. Particolare da non sottovalutare: nel calcio moderno non sono ammessi giocatori monofunzionali (lo stesso Liverani costituisce una splendida eccezione), e a Montolivo viene chiesto anche di interdire, recuperare palla oltre che, è ovvio, impostare e tirare in porta. Nei ritagli, poi, se ci scappa anche un caffè e una pulitina alle scarpe…
Il rischio è la dispersione di un talento immenso, e proprio Liverani (colui che doveva lasciargli il posto al termine del corso di apprendista – regista), appare una delle cause principali. Veniamo a domenica scorsa, derby con l’Empoli (al Franchi, ma è ininfluente); nel primo tempo l’ex – laziale tocca 49 palloni, alcuni illuminanti, lasciando a Montolivo le briciole. Riccardo si da un gran da fare certo, ma è ancora troppa la differenza di personalità fra i due ed il suo apporto finisce per risultare limitato. Nel secondo tempo la folgorazione sulla via di Damasco: Prandelli sposta il ragazzo sulla corsia di sinistra a fare l’esterno (un po’ come fa nell’Under 21, però a destra, quando c’è Aquilani) e “Montolo” decide la partita, provocando il gol di Pazzini e regalando alla Firenzeviola l’ormai celeberrima pennellata del 3-0, degna appunto di…Caravaggio.
A questo punto, come disse qualcuno, la domanda sorge spontanea: non è che il suo vero ruolo è quello dettato dalla contingenza del secondo tempo di Fiorentina – Empoli?