VLAHOVIC VA VENDUTO SE NON FIRMA IL RINNOVO. OCCASIONE BELOTTI. ZACCAGNI E CARRASCAL PISTE CALDE. SARRI PENSA A CALLEJON. AMRABAT PIACE A SPALLETTI. E ITALIANO FUNZIONA GIÀ: LA FIORENTINA STA CAMBIANDO PELLE
Tanto per essere chiari ed evitare equivoci: anch’io terrei Vlahovic e ne farei la bandiera della Fiorentina. Magari sperando di aver trovato il nuovo Batistuta. Tutto questo in un calcio ideale che, purtroppo, si scontra con il calcio reale che troppo spesso è profondamente diverso. E qui siamo già al cuore del problema. Vlahovic è un ragazzo di 21 anni che ha già segnato 30 gol in serie A. Il suo cartellino è valutato 40 milioni di euro dal portale specializzato Transfermarkt, ha il contratto in scadenza nel 2023 e attualmente guadagna circa 800 mila euro. La sua storia è quella di un predestinato, quando era ragazzino gli dicevano che assomigliava a Ibrahimovic e sta cominciando a crederci. E il nuovo Ibra vorrà di sicuro diventare. Si vede da come si allena, dalla rabbia, dalla voglia. Si capisce dai ragionamenti, dalla serietà. Ha tutto per essere un leader e un trascinatore.
Queste sono le premesse e già da qui, da questo identikit, è facile arrivare a un primo interrogativo: ma uno così, quanto potrà ancora stare alla Fiorentina? Già. Spero che questa domanda se la siano già fatta anche i dirigenti viola perché è proprio da qui che si deve ripartire, memori di situazioni simili non gestite benissimo nel recente passato.
Parlo di Chiesa, naturalmente. La Fiorentina l’ha dovuto vendere a campionato già iniziato, senza avere il sostituto pronto. E’ stata costretta ad accettare la Juventus e un pagamento quadriennale. Parlo anche di Milenkovic che non è stato venduto l’estate scorsa quando valeva trenta milioni. Nel frattempo non ha rinnovato, ora di milioni ne vale meno della metà e fra sette mesi potrà scegliersi un’altra squadra a parametro zero.
Dunque, che fare con Vlahovic? Cosa sta succedendo? Joe Barone ha detto per l’ennesima volta che la Fiorentina è pronta a trattare il rinnovo del contratto, ma ha anche ammesso che la controparte non ha dimostrato disponibilità. E non fatevi ingannare dalla frase di Vlahovic detta a un tifoso “quando mi chiamano firmo”, che sa tanto di captatio benevolentiae.
Il ragazzo è scaltro, non ha mai detto ho fatto capire di voler andar via, ha un atteggiamento assolutamente positivo e rispettoso della maglia viola e della tifoseria, ma poi nei fatti il suo procuratore non apre alla trattativa. Mentre attorno decine di società sono alla finestra per vedere che succede e sono pronte a fare un’offerta per il giocatore.
Diciamo la verità: in Europa dopo Haaland, l’attaccante più interessante classe 2000 si chiama Vlahovic. Normale che abbia gli occhi addosso di tante big e altrettanto normale che sott’acqua si stia lavorando. Che strategia sta adottando la Fiorentina? Rocco Commisso non vuole mollare l’attaccante serbo, un po’ come ha fatto con Chiesa. Lo capisco, ma conviene? E’ questo il grande interrogativo che va risolto. Anche nell’ottica di farlo restare almeno un altro anno a Firenze, è fondamentale che si passi alla trattativa per il rinnovo. Se invece i dirigenti viola dovessero capire che di rinnovare non c’è la volontà, allora converrebbe davvero iniziare una strategia per mettere il ragazzo sul mercato. Magari scatenando un’asta.
Ma lo stesso discorso vale anche nel caso in cui ci fosse la volontà di rinnovare con una clausola rescissoria bassa, tipo cinquanta-sessanta milioni. Se ci fosse un direttore sportivo bravo a vendere una cifra del genere si potrebbe incassare anche subito dal mercato, magari scatenando un’asta, come ho detto. Tante società sono pronte a investire su un giovane attaccante come Vlahovic. Ne dico una: il Tottenham. Come ds c’è Paratici che lo avrebbe preso volentieri anche per la Juve. Kane vuol andar via, ha chiesto di essere ceduto e chi meglio di Vlahovic potrebbe prenderne l’eredità? Solo un esempio, ma ci sono altre situazioni aperte sulle quali il suo procuratore sta sicuramente lavorando.
Concludendo, il ragionamento calcistico impone questa sintesi: o Vlahovic firma subito il rinnovo con una clausola alta (novanta milioni?) o potrebbe convenire venderlo subito. Come detto sessanta milioni si possono portare a casa, una plusvalenza enorme, e tanto per disegnare un’ipotesi, con meno di trenta si potrebbe prendere Belotti che piace da sempre ai dirigenti viola.
Tenere Vlahovic senza rinnovo vuol dire accontentare i tifosi, ma mettere il famoso coltello in mano al procuratore del serbo. E’ la Fiorentina che deve anticipare e disegnare una sua strategia, non aspettare che Vlahovic decida perché diventerebbe un altro caso Chiesa o Milenkovic.
Ricordo che il primo febbraio del 2023, fra un anno e mezzo, il serbo si può trovare un’altra squadra e più si avvicina quella data più la Fiorentina si indebolisce.
Qualcuno suggerisce sempre la linea dura: se non rinnova mandatelo in tribuna. Non si può, diventa un autogol. Il giocatore è pur sempre un grande valore tecnico ed economico. Non bisogna fare come quel tizio che voleva punire la moglie, storia arcinota.
Se Vlahovic dovesse finire in tribuna la Fiorentina lo dovrebbe pagare lo stesso (800mila euro), il suo valore scenderebbe progressivamente a zero mentre oggi (come detto) il suo valore reale e di almeno 60 milioni. Inoltre i Viola sarebbero costretti a comprare un altro attaccante di buon livello per il quale servirebbero almeno una ventina di milioni. Tafazziano. Il problema invece non va fatto decantare ma va risolto e in fretta proprio memori delle recenti esperienze. La Fiorentina deve stanare il procuratore per metterlo attorno al tavolo e deve capire esattamente e fino a quando Vlahovic è disposto a giocare su una piazza che in questo momento non offre la ribalta internazionale e avrà ancora bisogno di tempo per crescere.
Basta buonismi, è il tempo delle decisioni. Anche dolorose, ma è la Fiorentina che deve disegnare il suo futuro. Se c’è un progetto tecnico-calcistico solido, se i dirigenti sanno dove andare a investire pensando alla crescita, nel calcio di oggi i giocatori non possono condizionare le società. E il caso Donnarumma dovrebbe aver fatto capire tante cose sulle bandiere e sulle bandierine. Oggi i giocatori sono aziende, piccole o grandi, ma sempre aziende e bisogna ragionare in quell’ottica.
Se poi Vlahovic è una mosca bianca, se davvero vuole restare a Firenze per ragioni di cuore, anche senza Champions o Uefa, se dice il vero quando rivela che è pronto a firmare e vuol continuare qui, smetto di scrivere e vado a Moena ad abbracciarlo.
Ma i segnali che arrivano dal suo procuratore (purtroppo) sono diversi. Credo che anche Italiano voglia chiarezza perché Vlahovic è un ragazzo straordinario e un professionista esemplare, ma trascinarsi situazioni aperte non è mai proficuo. La testa deve essere libera, a maggior ragione quando si parte per un calcio nuovo e stimolante come quello di Italiano che richiede grande concentrazione e applicazione.
A proposito, il mercato non si muove in attesa delle valutazioni del tecnico, ma si continuano a monitorare giocatori che potrebbero entrare a breve in contrattazioni.
E’ da tempo che la Fiorentina guarda in casa Verona dove piacciono Zaccagni e Lovato. Gli scaligeri hanno bisogno di monetizzare, chiedono cash mentre la viola vorrebbe inserire nella trattativa anche dei giocatori. Uno su tutti Duncan. In attesa di chiudere con il Marsiglia per Lirola (peccato l’addio) e di virare su Zappacosta, dall’Argentina insistono nel dire che anche Carrascal è nel mirino di Burdisso. Il centrocampista offensivo del Boca piace e fa pure parte della scuderia Lucci, una delle poche rimaste amiche dopo la rottura con Ramadani, Mendes e il freddo in atto con Lippi. Ricordiamo che il colpo Nico Gonzalez è stato messo a segno grazie ad Alessandro Moggi che invece è tornato a lavorare con la Fiorentina.
Per il resto, si aspettano le valutazioni di Italiano e soprattutto l’inizio della preparazione dei nazionali che sono la parte tecnicamente più importante (ovvio) della squadra.
Intanto il mercato potrebbe muoversi in uscita. Callejon ha un estimatore chiamato Sarri. Contatto attivato. Mentre Amrabat piace a Spalletti e Juric lo riprenderebbe volentieri.
Fra l’altro molti si chiedono se l’operazione per eliminare la pubalgia non sarebbe stata meglio farla prima, subito dopo la fine del campionato e non a luglio, ma sono domande senza risposta. Di sicuro il primo anno di Amrabat non è stato né facile né felice e i rapporti sono da ricostruire. Se capita l’occasione giusta sarà ceduto?
Difficile recuperare oggi i quasi 25 milioni spesi, forse sarebbe meglio provare a recuperarlo ad alto livello con il gioco di Italiano. Sperando, naturalmente, che torni in fretta.
Ora veniamo proprio a Italiano. L’allenatore sta facendo un grande lavoro e chi legge nei movimenti di una squadra, l’ha capito guardando la prima amichevole stagionale. La partita non è stata banale. S’è visto che la squadra ha accettato la sfida, ha voglia di imparare il nuovo calcio, è stimolata dalle idee del tecnico. E non pensate che sia così automatico. Alla Juve, ad esempio, il calcio di Sarri non è mai stato accettato per sua stessa ammissione.
Italiano ha idee e metodi convincenti e s’è visto con quanta attenzione giocatori più o meno importanti, tutti, abbiano cercato di muoversi già da subito come vuole il mister. Qualcosa ha funzionato e s’è visto, c’è da lavorare moltissimo e questa è una banalità. Ci vorrà pazienza perché mancano ancora troppi giocatori, ma le fondamenta del gioco saranno messe proprio qui a Moena. Come vi ho scritto dal primo momento quando ha cominciato a circolare il nome di Italiano, avendo visto tutte le partite dello Spezia, sta nascendo un progetto calcistico da guardare con interesse e attenzione. Se la società metterà l’allenatore nelle condizioni di lavorare al meglio, lo proteggerà dalle pressioni, concordo con quello che ha detto Malesani: la Fiorentina potrebbe essere la rivelazione del campionato. Ora sono tutti a cercare a chi assomiglia Italiano. Volete sapere la mia?
Anche se il modulo giocato è diverso, nelle idee, nei principi, nella maniacalità positiva e trascinante, ma anche nelle movenze e nel rapportarsi con i giocatori, spesso Italiano mi fa venire in mente Sacchi.
E se volete, l’intensità che predica Italiano è la sintesi dell’urlo di Sacchi “intenso, inteso” con l’accento romagnolo, con il quale l’ex allenatore della Nazionale trapanava la testa dei suoi giocatori. E la Fiorentina intensa l’aspettiamo a braccia aperte.