QUESTI SONO LEONI VIOLA: JOAQUIN E GONZALO SUPER. IL CARATTERE L'UOMO IN PIÙ. CINQUE SQUADRE IN CINQUE PUNTI: CORSA APERTA PER LA FIORENTINA, ANCHE A UN POSTO IN CHAMPIONS
Rimanere per minuti e minuti senza fiato, con la salivazione azzerata alla Fantozzi, seduti in punta di seggiolino fino all’esplosione finale, come con l’Inter in nove, come con la Juve a Torino, adesso con il Milan, è qualcosa di assolutamente straordinario.
L’emozione è l’essenza del calcio e questa Fiorentina è portatrice sana di grandi emozioni. Una volta al potere c’era il gioco, divertente e bellino, ma ora che la missione è vincere, è un gran bene che questa squadra abbia gradualmente cambiato pelle. Ora la Fiorentina è adrenalinica, è capace di vincere con il cuore e con la volontà, lottando, stringendo i denti, mettendoci la rabbia e tutte le energie fisiche e nervose.
E ci piace così perché il carattere è fondamentale in questo periodo della stagione quando le forze calano, gli impegni sono pressanti e gli infortuni condizionano le scelte dell’allenatore. Se la Fiorentina fosse ancora legata solo al suo spartito del bel gioco, probabilmente non sarebbe ancora in corsa per tutti i traguardi della stagione.
I viola hanno battuto il Milan con il carattere, con quella voglia che hanno dentro di vincere, di andare avanti, di provare a conquistare qualcosa di importante che sia un posto in Champions League o una coppa poco importa: la Fiorentina la vuole. E così una serata che sembrava simile ad altre, non brillantissima nel gioco, sfortunata il giusto (traversa di Basanta) e sfigata per il gol di rinterzo di Destro, si è invece trasformata in un altro momento trionfale della stagione in virtù del fuoco che questa squadra ha dentro, della reazione rabbiosa che ha avuto prima per arrivare al pareggio e poi per vincere.
Mezz’ora di autentico trasporto emotivo, con attacchi continui, magari non lucidissimi, ma insistenti, con uno stadio a spingere e lottare insieme alla squadra. Quando Gonzalo ha pareggiato, la vittoria era già nell’aria come un profumo buono. S’era capito che la spinta agonistica ed emotiva sarebbe stata sufficiente a segnare ancora, a portare a casa i tre punti. La differenza l’ha fatta il carattere, la Fiorentina ha creduto di vincere, il Milan non ha creduto di poter pareggiare. Il braccio di ferro l’ha vinto Joaquin, l’uomo che ha cambiato la partita, con un insolito colpo di testa.
Potremmo anche metterla così: la Fiorentina ha testa. Prima Gonzalo, poi Joaquin, un doppio colpo che ha steso il Milan e rilancia prepotenti tutte le azioni della squadra viola in chiave Champions.
Con la sconfitta in casa della Roma con la Samp (i giallorossi come il Napoli e il Toro, ma anche il pari dell’Inter vittime delle fatiche dell’Europa League), ora ci sono cinque squadre in cinque punti. Alla fine del campionato mancano undici partite, trentatré punti a disposizione, che Roma, Lazio, Napoli, Fiorentina e Samp si giocheranno fino all’ultimo per due posti in Champions e tre in Europa League (compresa la coppa Italia). Una lotta appassionante e la Fiorentina c’è, pronta a battersela con tutte le quattro rivali.
Anche per questo, per questa somma di impegni ravvicinati, va capito il turn over di Montella. La formazione iniziale di ieri sera non ha convinto appieno, ma il ragionamento era logico: dove posso faccio giocare quelli che hanno meno minuti nelle gambe e mi saranno meno utili giovedì a Roma.
Si spiegano anche così i Kurtic e i Rosi, Richards nella difesa a tre e il 3-4-2-1 iniziale che però ha funzionato poco. Richards non ha mai trovato la posizione fino a quando Montella non è passato alla difesa a quattro abbassando Pasqual. Il centrocampo ha faticato perché Aquilani non è in condizione e fare il Pizarro non è il suo mestiere, ma anche perché Borja non è al meglio dopo l’infortunio di Londra.
Montella ha capito i suoi errori e li ha corretti abbastanza in fretta e questo va apprezzato: negli anno scorsi non sarebbe successo. Nel primo tempo ha variato un paio di volte il modo di stare in campo dei viola, poi nell’intervallo ha fatto due sostituzioni assieme. Un gesto coraggioso e umile, il riconoscimento di scelte sbagliate.
Si spiega anche così un primo tempo senza il filo del gioco. Non c’era in campo nessuno che potesse dare tempi e ritmo. Abbiamo visto azioni slegate, senza un filo logico e un giro palla troppo lento per mettere in crisi un Milan modesto. Troppe palle perse nel momento di far ripartire l’azione, zero idee. Per fortuna Ilicic in ottima serata ha provato a fare da solo con qualche guizzo, Gonzalo e Basanta hanno tappato i buchi lasciati dai centrocampisti messi male e poco reattivi.
L’ingresso di Badelj in regia (ormai un punto fermo) e di Joaquin sull’esterno destro con il compito di saltare l’uomo e dare la superiorità numerica, hanno cambiato la Fiorentina. La difesa a quattro (Rosi a destra), il centrocampo mobile con Badelj davanti alla difesa, Kurtic e Borja con Joaquin sulla destra e Ilicic a muoversi in libertà tra centrocampo e attacco ( a volte 4-2-3-1 a volte 4-4-1-1), ha consentito alla Fiorentina di prendere possesso del campo. Quando i viola stavano cercando le trame per aggredire il Milan, è arrivato il vantaggio dei rossoneri. Ingenuità difensiva, respinta corta di Badelj e gol di carambola di Destro, uno specialista del genere.
Quando sembrava tutto perduto, quando il Milan ha cominciato a credere in un miracolo, è uscita quella Fiorentina che non sempre ti aspetti. E’ arrivato il carattere, il cuore, la rabbia, la voglia, tutto quello che abbiamo già scritto sopra. E azione dopo azione, cross dopo cross, angolo dopo angolo, la Fiorentina ci ha creduto sempre più e il Milan ha cominciato a chiudersi troppo. Non si sono viste cose calcisticamente trascendentali, agonismo, errori, ma anche l’insistenza che paga. E nel calcio certe caratteristiche sono vincenti. Dopo il gol di Gonzalo, una grande serata la sua, e di Joaquin, da mesi al centro di ogni impresa e di ogni super partita, il Franchi è esploso di gioia.
C’era anche Diego Della Valle a due passi da noi a godersi la sua Fiorentina. Gioia contenuta, ma soddisfazione tanta. Ormai la sua presenza è diventata un portafortuna: vince sempre. Forse sarà anche a Roma giovedì.
Di Andrea Della Valle abbiamo perso le tracce dopo il gol del Milan. Se n’è andato dalla tribuna perché non resiste alla tensione, ma soprattutto perché nel ventre dello stadio gioca la sua personalissima partita fatta di scaramanzie, di gesti e di esultanze. E’ come se giocasse anche lui e anche lui alla fine ha vinto con la sua passione.
Dunque, un’altra serata giusta, considerato che questa era solo una delle Fiorentine e non certamente la migliore possibile. Salah, Savic, Mati, e Alonso hanno riposato per Roma. Tomovic era squalificato. Pizarro e Gomez infortunati (recuperano per giovedi?). Nonostante questo, la solidità del gruppo ha consentito questo altro passo verso gli obiettivi.
Giovedì la Fiorentina deve vincere a Roma. La sconfitta con la Samp ha sicuramente depresso l’ambiente, le contestazioni sono nell’aria. Si tratta di capire se tutto questo darà una scossa o metterà la paura addosso ai giallorossi.
Ai viola deve interessare poco. La Roma è sempre una grande squadra, ieri Totti è cresciuto, Gervinho sta meglio, Keita è in gran forma. Servirà il carattere di ieri sera , ma anche la rapidità nel ribaltare l’azione dimostrata con la Juve. Dovrà essere una partita orizzontale da trasformare in verticale e non diamo i numeri.
Twitter @EnzoBucchioni