PIÙ ORGOGLIO, MENO TATTICA. ROMA SI DIMENTICA SOLO COSÌ. SETTIMANA TERRIBILE O DI RILANCIO. AUGURONI LUCIANO: CHE SERATA! QUESTO È SENSO DI APPARTENENZA

11.02.2017 00:14 di  Mario Tenerani   vedi letture
PIÙ ORGOGLIO, MENO TATTICA. ROMA SI DIMENTICA SOLO COSÌ. SETTIMANA TERRIBILE O DI RILANCIO. AUGURONI LUCIANO: CHE SERATA! QUESTO È SENSO DI APPARTENENZA
FirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca

Cercasi vocabolario, possibilmente aggiornato. Abbiamo esaurito vocaboli, definizioni, iperboli, sinonimi e contrari. Luna Park Fiorentina, queste montagne russe ci hanno sfinito. E pensare che ai tempi di Prandelli c'era chi si lamentava della mancanza di vittoria contro le grandi, ma alla fine in Champions andavano i viola. Perché conta solo una parola: continuità. Allora i viola erano fortissimi in continuità. E lo furono anche nel periodo Montelliano: tre quarti posti consecutivi non valsero la Champions semplicemente perché non esisteva più la possibilità di qualificarsi. Dall'anno prossimo, invece, si tornerà all'antico, anzi: col quarto direttamente in Champions, senza passare da Parco della Vittoria... Chissà se proprietà e dirigenza stanno pensando a questo obiettivo. Speriamo davvero perché altrimenti sarebbe dura fare "campagna elettorale" con gli "elettori" viola. 
Detto che a Roma ci stava di perdere, ma non in quel modo, l'opzione riscatto si presenta stasera con l'Udinese, interlocutore tutt'altro che facile (solo 6 gol presi nelle ultime 9 gare, contro i 33 incassati dai viola in totale che renedono la difesa della Fiorentina dodicesima in classifica). La Fiorentina può e deve battere i friulani, ma solo con l'orgoglio, quello evaporato nella tristissima ripresa dell'Olimpico. In questa occasione qualsiasi modulo tattico passerà in secondo piano rispetto all'orgoglio, alla voglia di non farsi prendere a pallonate dagli avversari, alla debolezza elevata a potenza. Non si tratta di tirar pedate o di profondere grinta senza testa. No, Firenze chiede solo una squadra portatrice sana di un'anima e niente più. Alla fine si peserà il risultato, ma prima anima e senso di appartenenza ad una causa. 

Come quello che abbiamo respirato in un serata splendida a Lastra a Signa, dal Sanesi, locale storico del calcio. Tutti a tavola a festeggiare quel ragazzino di 70 anni, Luciano Chiarugi. Quelli del primo e secondo scudetto. Quelli che lo scudetto glielo hanno rubato. Quelli che hanno esordito e poi con il viola nel cuore hanno frequentato campi più o meno nobili del nostro Paese, ma che alla fine di ogni partita chiedevano il risultato della Fiorentina. Sì, c'erano tutti. Non compagni di squadra, ma amici di vita. Con un collante unico: la maglia viola. C'era anche Cesare Prandelli che darebbe, fate voi cosa, pur di riallenare la Fiorentina perché Firenze gli è entrata dentro con la forza del Libeccio. C'era Antognoni, Enel, Capitano per sempre, con la doppia veste: colonna delle Glorie Viola di Moreno Roggi e dirigente della Fiorentina. C'era Gino Salica, presidente della rinascita viola e adesso rientrato in società: "Sarà una settimana terribile - ci ha detto -, momento delicato, ma ci risolleveremo". Speriamo. Una serata così avrebbe fatto bene anche alla Fiorentina di oggi, giusto per capire che giocare per Firenze è un privilegio da guadagnarsi giorno per giorno e non un passaggio da professionismo esasperato. 
Grazie Luciano per averci regalato insieme ai tuoi compagni di una vita e di vita, un momento di senso di appartenenza. 
E ora andiamo al Franchi, vediamo se qualcuno ha capito come si regolano le emozioni sotto la Cupola del Brunelleschi. A proposito di senso di appartenenza.