COLPO DI SCENA: PIATEK HA DETTO SÌ ALLA FIORENTINA. PRESTITO CON QUINDICI MILIONI DI RISCATTO. OGGI LE VISITE. ECCO COME RIAPRIRE IL DISCORSO CON VLAHOVIC. TUTTE LE STRATEGIE. INTANTO NON SI GIOCA CON UDINESE E TORINO. CAMPIONATO FALSATO

06.01.2022 11:05 di  Enzo Bucchioni  Twitter:    vedi letture
COLPO DI SCENA: PIATEK HA DETTO SÌ ALLA FIORENTINA. PRESTITO CON QUINDICI MILIONI DI RISCATTO. OGGI LE VISITE. ECCO COME RIAPRIRE IL DISCORSO CON VLAHOVIC. TUTTE LE STRATEGIE. INTANTO NON SI GIOCA CON UDINESE E TORINO. CAMPIONATO FALSATO
© foto di Federico De Luca

Colpo di scena nel mercato viola. Nella serata di ieri la Fiorentina ha trovato l’accordo con il centravanti polacco Piatek, 26 anni, ex Genoa e Milan, attualmente all’Hertha di Berlino, che arriva in prestito con diritto di riscatto.

Oggi sarebbero già state fissate le visite mediche nel solito centro medico utilizzato dalla Fiorentina nel cuore della città e il giocatore sarà immediatamente a disposizione dell’allenatore per gli allenamenti e la ripartenza del campionato, quando la squadra tornerà in campo.

Vecchio pallino di Pradè, a lungo corteggiato inutilmente per un paio di stagioni, Piatek ha detto sì alla viola preferendola al ritorno al Genoa, perché considera giustamente Firenze una grande piazza, ideale per il suo rilancio.

La trattativa è stata condotta in modo sapiente dai manager viola, sono riusciti a tenerla sotterranea fino alla tarda mattinata di ieri quando sono cominciate a filtrare le prime indiscrezioni proprio da Genova quando i rossoblù hanno capito che le loro avances erano state respinte a favore di un’altra società italiana e l’idea di Piatek era proprio quella di scegliere Firenze e la Fiorentina.

L’accordo con i viola è stato abbastanza semplice perché già l’anno scorso il polacco aveva espresso l’alto gradimento per questa operazione e c’erano stati lunghi colloqui per convincerlo ad accettare il trasferimento. Per poco nel passato l’accordo era sempre sfumato.

Ora in Bundesliga sta giocando poco, appena undici apparizioni con un solo gol, e Piatek è convinto che il gioco di Italiano possa farlo tornare quel centroavanti che aveva incantato tutti nei suoi quattro mesi al Genoa.

Un po’ più complicato è stato convincere la società tedesca che avrebbe voluto cedere immediatamente il polacco a titolo definitivo. L’accordo s’è trovato sulla formula del diritto di riscatto attorno ai quindici-diciassette milioni da definire in base al rendimento che il giocatore avrà da qui a giugno.

In fondo l’operazione conviene a tutti perché con un eventuale rilancio anche l’Hertha riuscirebbe a recuperare parte dei soldi spesi quando due anni fa l’ha comprato dal Milan.

Ricorderete infatti la strana parabola di questo giocatore che fu comprato nell’estate del 2018 per 4,5 milioni da Preziosi, una sua intuizione, e in quattro mesi al Genoa stupì tutti a una medi di quasi un gol a partita, tanto che nel gennaio del 2019 fu comprato dal Milan per una cifra enorme: trentacinque milioni.

In rossonero non ha ripetuto le imprese genoane e il Milan l’ha rivenduto nel gennaio del 2020 per circa 24 milioni proprio all’Hertha.

In Bundesliga non ha mai brillato, prestazioni alterne e pochi gol, ma sul rilancio del giocatore Pradè stava scommettendo da un pezzo.

In Germania il polacco guadagnava circa tre milioni, per il futuro sarebbe disposto a rivedere il suo ingaggio parametrandolo a quello di Kokorin in uscita in modo che il monte-in gaggi viola non subirà variazioni.

Intanto la Fiorentina ha trovato il vice-Vlahovic che cercava da tanto tempo e se poi in questi mesi farà bene e sarà riscattato, di Dusan potrà essere l’erede.

Già da oggi sarà a disposizione di Italiano che, non è poco, già dai primi giorni di mercato avrà la rosa al gran completo con un quinto esterno (Ikonè) e l’attaccante alternativa di Vlahovic al posto di Kokorin, fra l’altro un attaccante che conosce il nostro campionato e la lingua e sarà più facile inserirlo.

Questo investimento dimostra ancora di più le ambizioni di Rocco Commisso che ha scommesso sull’immediato ritorno in Europa e complice questo campionato strano l’asticella potrebbe anche essere alzata ancora di più.

Il grande gioco della Fiorentina di Italiano è da stimolo per tutti e adesso con questi innesti la squadra diventa assolutamente competitiva. Da non sottovalutare poi il fatto che se il braccio di ferro con Vlahovic dovesse prendere una brutta piega, comunque ora c’è in casa un attaccante di esperienza internazionale.

A proposito di Vlahovic abbiamo assistito alla nuova puntata della vicenda.

Come vi avevamo anticipato nell’editoriale di martedì mattina, era facilmente leggibile che la frase del ragazzo “Mai dire mai”, a proposito del suo futuro, non volesse dire assolutamente niente e non significasse una riapertura verso un rinnovo di contratto che non c’è e non ci sarà.

Nel frattempo abbiamo assistito all’ennesimo sfogo di Joe Barone contro il procuratore di Vlahovic e l’atteggiamento del giocatore.

Capisco lo stato d’animo di Rocco Commisso e dello stesso manager viola, comprendo benissimo la loro rabbia e la voglia di urlare tutto il peggio possibile per questa situazione che di fatto condiziona e penalizza la Fiorentina. E’ chiaro che il comportamento del clan Vlahovic sia inaccettabile sotto l’aspetto pratico, ma soprattutto morale. Da un ragazzo cresciuto nella società viola, arrivato a Firenze quando era quasi bambino, ci si sarebbe aspettato ben altro. Tutte motivazioni validissime per avere risentimento e chiedere giustizia. Bene, ma c’è un però. Anzi due.

Però non bisogna mai dimenticare che il calcio è un mondo a parte dove i valori e le regole esistono solo quando fa comodo, dove l’unico Dio riconosciuto è il successo economico misto a quello calcistico. Fine.

Un mondo che andrebbe cambiato, siamo d’accordo con Rocco e il suo decalogo, ma che per farlo avrà bisogno di tanto tempo e tanti consensi.

Morale?

Oggi Vlahovic e il suo clan non stanno infrangendo nessuna legge del calcio e la legge etico-sportiva non interessa a nessuno. Da qui bisogna (purtroppo) ripartire.

E proprio per questo credo che la strategia muro contro muro adottata dalla Fiorentina sia sbagliata e non porti assolutamente a nulla. Anzi, alla fine la Fiorentina potrebbe rimetterci ancora di più.

E allora?

L’atteggiamento nei confronti del clan Vlahovic  andrebbe cambiato e per me i margini ci sono ancora per ottenere un finale diverso e meno penalizzante per la società.

In che modo?

Non voglio citare Sun Tzu che consigliava “combatti solo le battaglie che sai di vincere”, ma di recente ho letto un libro interessante che non c’entra nulla con il calcio dal titolo “Osa”, di Manuel Vescovi, che fa al caso nostro. “Osa”, dove o sta per Obiettivo, esse per Strategia, a per Azione e mi permetto di consigliarlo anche a Joe Barone.

Credo che si debba ripartire proprio da obiettivo, strategia, azione.

Quale è oggi l’obiettivo della Fiorentina?

Portare in cassa più soldi possibile dall’addio di Vlahovic. Non ne vedo altri.

Che strategia adottare per arrivare all’obiettivo?

Ho detto, assolutamente diversa dal muro contro muro, “di pancia”, attuale.

Andrebbero messi in campo dei pontieri (Pradè? Altri?) per rimettere in qualche modo a sedere il procuratore Ristic con una prospettiva diversa. L’azione da fare è una e una sola: arrivare a un compromesso su un terreno economico diverso.

La Fiorentina non può più continuare a dire che la sua offerta altissima è stata rifiutata, ormai lo sappiamo ed è evidente che a Vlahovic e soprattutto al suo procuratore non basti. Vogliono di più.

Capisco che certe richieste siano abnormi, a volte ricattatorie, ma il calcio oggi funziona così.

L’unica azione da fare, la strada percorribile, per me resta quella di un discorso nuovo e diverso sui soldi.

Il calcio funziona così, lo ripeto.

L’ultimo tentativo da fare, forse l’unico rimasto, è quello di riagganciare Ristic e dirgli brutalmente: “Vendiamo Vlahovic assieme, organizziamo una strategia e una sorta di asta per prendere il più possibile, noi vogliamo settanta milioni (dico una cifra a caso), il resto li prendi tutti tu”.

Anche se dovessero essere tanti.

La Fiorentina oggi deve pensare soltanto al suo interesse economico, non a quello che guadagnano (troppo) i procuratori. La società viola deve mettere da parte l’orgoglio, i permali, la voglia di vendetta e quant’altro.

Basta attacchi frontali e accuse, deve entrare in campo la diplomazia per limitare le perdite.

Ricordo che se questo signore decidesse di portare via il ragazzo a zero, sarebbe un bagno di sangue economico.

E’ questo che si deve assolutamente evitare perché che Vlahovic voglia andar via ormai è una cosa talmente chiara da mesi e mesi che solo qualche pseudo (in quanto tale) commentatore calcistico non vede, che non voglia accettare le condizioni per rinnovare altrettanto lapalissiano.

E allora, turiamoci il naso come suggerì un giorno Montanelli tifoso viola, prendiamo quel “mai dire mai” come una sorta di ripartenza verso l’unico obiettivo rimasto: la vendita di Vlahovic al miglior incasso per la Fiorentina.

Se poi ci fossero ostacoli anche su questa strada del compromesso, se la controparte non mostrasse il minimo interesse anche su cifre nuove, la Fiorentina dovrà avere la forza di dire chiaro e tondo (ma poi lo deve fare) “se non troviamo un accordo, liberati pure a zero nel 2023, ma l’anno prossimo te lo faccio passare in tribuna”. Vanno provate tutte, ovvio.

Intanto la Fiorentina non giocherà questa sera contro l’Udinese e quasi certamente domenica prossima contro il Torino, due squadre bloccate dall’intervento della Usl e messe in quarantena per un elevatissimo numero di casi di Covid e rischio di ulteriori contagi.

La notizia ha del clamoroso non tanto per questa nuova ondata che purtroppo sta mettendo un’altra volta in ginocchio mezzo mondo, ma per l’ennesima dimostrazione dell’inettitudine dei dirigenti del calcio italiano.

Cosa ci voleva per capire che il campionato andava fermato?

Sicuramente non un genio, ma dirigenti capaci di capire quello che stava accadendo e in grado di prendere decisioni per impedire di lasciare le sorti della stagione completamente in mano ai dirigenti sanitari delle diverse regioni salvo poi decidere di far loro causa.

Soltanto nella Serie A ci sono un centinaio di giocatori positivi, cosa serviva ancora per indurre la Lega a rinviare le prime due giornate del ritorno o far slittare la ripresa dell’attività?

Il campionato è chiaramente falsato, da Udine a Torino a Napoli sono state prese decisioni difficilmente assimilabili e palesemente contraddittorie con altre. Le quattro partite bloccate dall’Asl non saranno sospese, le squadre positive perderanno tre a zero a tavolino e dopo inizierà il contenzioso legale come successo l’anno scorso con Juve-Napoli

La Fiorentina, rimanendo nelle cose di casa viola, ha un danno evidente sull’immediato e per il futuro. Saltando due gare sarà costretta a tornare in campo mercoledì contro il Napoli per la Coppa Italia dopo ben venti giorni di inattività agonistica e un periodo così lungo non può non influire sul rendimento della squadra alla quale mancherà la reattività atletica, l’abitudine alla gara e tutte le incognite che comporta la ripresa dell’attività dopo un periodo così lungo di stop a metà stagione.

E in campionato la Fiorentina sarà costretta a recuperare più avanti queste partite, in turni infrasettimanali che tolgono energie fisiche e mentali, magari a ridosso di gare più impegnative.

Il discorso può essere egoistico, ma vogliamo parlare dello Napoli costretto a giocare la sfida delicatissima con la Juve senza allenatore e con sei Primavera in organico? Ma la Lega ha deciso che bastano tredici titolari.

Proprio per questo, senza una decisione che uniformasse il trattamento per tutte le squadre, il campionato è chiaramente falsato, o almeno condizionato.

Ma cosa ci voleva, ripeto, a fermare tutto e spingere il calendario in avanti tanto più che a fine stagione non ci saranno competizioni internazionali come i mondiali che si terranno in novembre e dicembre, o gli europei?

Non voglio pensare che i dirigenti del pallone siano in ferie, di sicuro hanno staccato la spina, ma a loro succede spesso. Purtroppo.

Ma qualcosa va detto anche a proposito dei calciatori che sono andati e si sono fatti fotografare in mezzo mondo ben sapendo della situazione pandemica tornata fuori controllo e del fatto che l’efficacia della copertura della seconda dose del vaccino stesse scemando. Oppure che, semplicemente, non hanno messo attenzioni a feste o rapporti familiari. Se sono un centinaio i positivi in serie A è evidente che qualcosa sia andato storto.

A questa considerazione aggiungerei il fatto che questi ragazzi hanno un ruolo di responsabilità più grande di molti altri perché anelli di un movimento economico straordinario dal quale ricevono compensi altrettanto straordinari che imporrebbero comportamenti inappuntabili.

Poi, per carità, può succedere di essere contagiati, ma un numero così alto fa pensare.