MILAN-INTER, Un anno di veleni tra cugini
Per tutta la stagione si sono punzecchiate come vecchie zitelle, arrivando perfino a striscioni di insulti. Adesso, fra Milan e Inter il clima è da guerra aperta e il caso Suazo ne è la conferma: le due società milanesi non comunicano tra loro e stringono alleanze segrete con altre squadre per mangiarsi le pedine sullo scacchiere del risiko del pallone. Il blitz con cui Adriano Galliani è riuscito a soffiare il giocatore honduregno ai dirigenti interisti, e la conseguente arrabbiatura di Massimo Moratti, sono solo l’ultima puntata di una saga campanilistica che, dalle curve, nell’ultimo anno si è trasferita negli uffici dei dirigenti.
Tutto comincia con il processo di Calciopoli, che divide la città in due sponde ancora più lontane, dopo la penalizzazione inflitta al Milan e lo scudetto assegnato all’Inter. Per tutta l’estate scorsa, Silvio Berlusconi tuona contro la nomina di un ex del Cda dell’Inter come Guido Rossi al vertice della federcalcio e, tra i tifosi, si ironizza sulle intercettazioni di Calciopoli sulle reti del gruppo del nerazzurro Marco Tronchetti Provera. Dall’altra parte, si rivendica lo “scudetto degli onesti” e si recrimina su una punizione ritenuta troppo blanda nei confronti dei cugini rossoneri.
Con l’inizio del campionato, prosegue il rimpallo di battute polemiche. «È un campionato falsato», dicono da Milanello. Mentre, da Appiano Gentile, Patrick Vieira non perde occasione per ricordare che «il Milan non avrebbe neanche dovuto iscriversi alla Champions per via della penalizzazione».
La tensione sale nel finale di stagione quando dalle parole si passa ai fatti: Moratti saluta con il gesto dell’ombrello il cartellino giallo mostrato a Pirlo durante il derby, Ambrosini solleva uno striscione con la più che esplicita scritta “Lo scudetto mettilo nel c...” durante i festeggiamenti per la Champions League. Tira brutta aria a Milano.