RIGORI, Quella roulette non è più maledetta
Dal cucchiaio di Totti all’Europeo del 2000 a quello di Pellè all’Europeo under 21 per il passaporto olimpico, in mezzo nientemeno che il mondiale vinto in Germania. Se tre indizi fanno una prova allora si può dire ufficialmente che l’Italia è ‘guarita’, ha superato il tabù dei rigori. Da anni l’Italia sembrava afflitta dalla sindrome del dischetto. Tre mondiali gettati al vento dagli errori di mira dagli undici metri. A cominciare dal 5-4 con l’Argentina nella semifinale di Napoli a Italia ’90, con gli azzurri condannati dalle parate di Goycoechea ai tiri di Donadoni e Serena. Proseguiti con la grande delusione di Usa ’94, primo mondiale a essere assegnato ai rigori, con l’errore fatale di Roberto Baggio e le lacrime di Franco Baresi. Per finire ai Mondiali del ’98, con l’Italia di nuovo fuori (4-3 ai quarti) con gli errori di Albertini e Di Biagio: «Io e Gigi quei rigori siamo più scordati, a volte ne parliamo quando ci vediamo - ricorda il vicepresidente federale - Allora non tirai da fermo come mio solito perchè venivo da un infortunio e non avevo molta forza e mi sentivo insicuro».
Quella delusione fu enorme, in parte ripagata dall’euforia della vittoria di giovedì, sempre in Olanda a sette anni dal famoso cucchiaio di Totti, nello spareggio under 21 con il Portogallo cui Albertini ha assistito. «Il vento nei rigori è cambiato in nazionale. Da ex rigorista è la prima cosa che ho pensato.
Come si fa a migliorarsi? Ci si allena, ma da dischetto è soprattutto uno stato d’animo». La ‘ciliegina’ è stata lo sberleffo di Pellè: «Totti ha fatto scuola» sorride Albertini, che dice: «Se dovessi ripetere una competizione cui ho partecipato rifarei un’Olimpiade. Un’esperienza incredibile».
«Dopo il mondiale tedesco abbiamo acquistato più freddezza e lucidità - dice Gigi Riva, altro rigorista eccellente della storia azzurra - Finalmente, dopo tante delusioni dal dischetto! Un rigore è sempre un terno al lotto, un fatto soprattutto emotivo diverso da partita a partita. C’è un periodo che va storto e un altro che va bene». Impossibile le mezze misure: «Il cucchiaio? Ci ha portato fortuna come con l’Olanda».
I rigori sono stati la croce di Cesare Maldini, la cui avventura da ct finì proprio dopo il 4-3 con la Francia del ’98. Spettatore interessato giovedì sera (da ex tecnico della under 21 ha vinto tre dei cinque titoli europei dell’Italia), Maldini senior ricorda la finale con la Spagna del ’94: Allora c’era Totti e anche quella partita la vincemmo con l’uomo in meno. Francia ’98? Molte volte capitano le giornate sfortunate....».