DODO, Sorrisi e capelli viola: è il sole di Firenze
Come scritto da La Nazione Dodo si è tinto perfino i capelli di viola per sottolineare quanto questo colore gli sia entrato dentro. Ma sono state le sue corse a perdifiato e poi le sue esultanze sotto la curva, le sue accelerazioni gravitazionali e la gioia adolescenziale nel partecipare alle feste del dopogol, a far capire a tutta Firenze quanto la Fiorentina per lui non sia solo un mestiere ma anche una passione. Domilson Cordeiro dos Santos, che tutti per comodità chiamiamo Dodo, è oggi è l’immagine solare della squadra viola. Un potenziale frecciarossa di fascia che però non arrivava mai alla stazione del nostro applauso. Con il punto più basso raggiunto il 15 gennaio scorso, quando all’Olimpico di Roma in appena 24 minuti di gara rimediò due cartellini gialli che costarono a lui l’espulsione e alla Fiorentina la sconfitta con i giallorossi.
Da allora Dodo è lievitato. Prima ha ritrovato la condizione dopo i lunghi mesi di fermo dovuti alla guerra in Ucraina, quindi ha preso le misure a un calcio che non conosceva, è ora eccolo qua: una sorta di ala destra mascherata da terzino che sta a meraviglia nel calcio aggressivo e intenso di Vincenzo Italiano, dove gli esterni bassi hanno il comandamento laico di spingere furiosamente come se non ci fosse un domani. E se si dovesse scegliere una famiglia con la quale farlo sedere a tavola a Natale, sarebbe quella dei Cafu e dei Maicon, di Dani Alves e Ze Maria, terzini destri di beatitudine e prepotenza. Altro che l’ombra malinconica di Gilberto e Romulo. Se la Fiorentina dovesse adesso colmare l’assenza alzando uno dei due trofei per i quali ancora compete, c’è da giurarci che che a fare festa con la città, fiorentino acquisito fra i fiorentini da sempre, in prima fila ci sarebbe lui, Dodo/umpa, imprendibile come il tramontano che soffia da Fiesole, allegro come una canzone di Odoardo Spadaro, luminoso come lo sono i tramonti da piazzale Michelangelo. Che un po’ di poesia applicata al calcio alla fine mica stona.