POCHI SECONDI
L'illusione è durata soltanto una manciata di secondi. Giusto il tempo di segnare e passare in vantaggio, prima di rendersi conto che quella contro il Torino sarebbe stata più che altro una gara di rincorsa. Del ritmo, delle posizioni in campo e - in definitiva - anche di una formazione più logica.
Del resto, la Fiorentina rimaneggiata da Stefano Pioli esce dall'Olimpico con tutto tranne che con delle certezze in più. Le rotazioni nella formazione titolare messe in atto dal tecnico - frutto più che altro dello scarso rendimento di alcuni elementi nell'ultimo periodo - non hanno oggettivamente fornito quei che segnali che in molti si aspettavano. Simeone, tenuto inizialmente a riposo, non è stato sostituito a dovere: l'esperimento di Mirallas centravanti, infatti, è naufragato assieme alla prestazione di Eysseric, prontamente sostituito nell'intervallo della gara. La mancanza di un attaccante di ruolo che possa dare il cambio all'appannato Cholito, ancora una volta, si è inesorabilmente manifestata.
Anche scalando di reparto, poi, le risposte vengono meno. Constatate le prove anonime di Edimilson (preferito a Gerson) e Benassi (gol a parte), è stato il reparto centrale - a detta dello stesso Pioli - ad andare maggiormente in difficoltà. "Bisognava avere un baricentro più alto per mettere i nostri giocatori brevilinei in condizioni di fare bene". Un'analisi che conferma quanto visto in campo: l'incapacità di rendersi pericolosi (in questo senso meglio il secondo tempo) in modo continuativo, ma soprattutto senza dover per forza di cose utilizzare prevalentemente la fascia destra occupata da Federico Chiesa. L'unica aspetto - quest'ultimo - che sembra funzionare a prescindere da moduli e uomini in campo.